La prima associazione di idee che mi viene alla mente ripensando alla bufera mediatica che si è scatenata dopo la pubblicazione, da parte del New York Times, della ricetta della carbonara rivisitata è quella legata ad una delle più famose battute della storia del cinema italiano: nel film ‘Un americano a Roma‘ il protagonista Ferdinando Mericoni, interpretato da uno straordinario Alberto Sordi, davanti ad un piatto stracolmo di spaghetti esclama:
Maccarone… m’hai provocato e io te distruggo, maccarone! Io me te magno!”
Peccato che in questo caso la provocazione non provenga dallo spaghetto stesso bensì dagli esperti di cucina statunitensi che a detta di giornali, tv, web e social nostrani hanno osato oltraggiare uno dei piatti per eccellenza della tradizione italiana.
Alcuni, dopo aver letto la ricetta, non sono rimasti in alcun modo scandalizzati perché abituati a viaggiare all’estero e vedere nei menù dei ristoranti di mezzo mondo alcuni grandi classici italiani modificati, se non addirittura rivoluzionati per venire incontro ai gusti degli avventori locali.
Ma la maggior parte dei nostri connazionali ha gridato allo scandalo, paragonabile al vilipendio nei confronti del tricolore.
In che cosa la ricetta del New York Times si differenzia dalla versione originale?
Il noto quotidiano statunitense ha pubblicato nelle sue pagine rivolte agli appassionati del buon cibo e dedicate ai suggerimenti di cucina la ricetta intitolata “Smoky Tomato Carbonara“, ovvero la carbonara di pomodoro affumicato.
Nel pezzo viene evidenziato che gli ingredienti utilizzati nella versione tradizionale sono “parmigiano, uova, guanciale (maiale stagionato) e pepe nero“, ma nella versione ‘Born in the Usa‘ (citazione del famoso brano ed omonimo album di Bruce Springsteen) viene consigliato l’utilizzo del bacon, più facilmente reperibile in commercio e che conferisce una “bella nota affumicata” al piatto.
Ricordiamo che il parmigiano o il grana, per quanto utilizzati in alcune versioni, non sono tra gli ingredienti previsti nella versione originale. L’unico formaggio utilizzato nella “carbonara” 100% Made in Italy è solo ed esclusivamente il pecorino romano.
L’apice dello stravolgimento arriva nel momento in cui viene suggerito di utilizzare i pomodori, che per quanto non siano previsti, in quanto capaci di donare “un sapore brillante“.
Oltre ai suggerimenti fuorvianti ce ne sono alcuni molto ferrati come ad esempio quello inerente la preparazione della salsa cremosa a base di uova crude.
Il consiglio è di aggiungere un po’ d’acqua calda di cottura della pasta nelle uova sbattute e di condire la miscela di uova temperate nella pasta mescolando energicamente per ottenere una salsa liscia e lucida. Il tutto deve avvenire rigorosamente lontano dal calore diretto, togliendo la padella o la pentola dal fuoco per intenderci, evitando così le uova si coagulino.
Noi italiani ancora oggi, proprio come Nando Mericoni, subiamo il fascino esterofilo dell’America, che immaginiamo come terrà di libertà, di red carpet e star internazionali, ma soprattutto capace di offrire grandi opportunità.
Lo stesso identico pensiero fu capace di inoltrarsi nella testa e nel cuore dei nostri connazionali, che tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento cominciarono il primo grande esodo oltreoceano. Il processo di immigrazione proseguì a vele spiegate per tutto il secolo scorso.
Il problema è che nonostante l’attrazione e la grande ammirazione verso questa nazione amica non possiamo fare a meno di essere orgogliosi del nostro Paese e della nostra tradizione.
Il “Made in Italy” comprende una miriade di campi nei quali l’italianità viene presa come punto di riferimento in tutto il mondo: dalla cucina alla moda, dall’arte alla storia, dall’artigianato all’arredamento, passando per la meccanica, le produzioni artigianali e quelle industriali.
Rinunciare a preservare la nostra cultura e le nostre tradizioni significherebbe a rinunciare alla nostra identità, al nostro carattere distintivo.
In conclusione la mia considerazione personale è che sia giusto focalizzare l’attenzione su un tema che riguarda la tutela del “Made in Italy“, e che come diligentemente ricorda Coldiretti potrebbe spingere il consumatore medio statunitense ad acquistare prodotti alimentari “bufala” come il Parmesan, brutta copia del Parmigiano, o prodotti tipicamente americani come il bacon, in sostituzione del buon vecchio guanciale italico.
Ma sarebbe più proficuo insegnare le nostre tradizioni agli stranieri attraverso la passione, che da sempre ci anima e ci contraddistingue, piuttosto che con la polemica spicciola. Perché con la passione, la determinazione e la pazienza saremo in grado di ottenere risultati straordinari, soprattutto nei confronti di chi è veramente interessato a conoscere nel profondo la nostra realtà. Mentre con lo sberleffo e le provocazioni si finirebbe per ferire la sensibilità altrui.
E infine diciamocela tutta: ci sarà sempre chi vorrà rivoluzionare un piatto tipico italiano, chi imiterà i nostri capi, chi produrrà vini che si ispirano palesemente ai nostri. L’unico modo per combattere tutto ciò è continuando a dare il massimo in tutto quello che facciamo.
Mi piace pensare che tutto finisca come il riferimento cinematografico dal quale siamo partiti, la scena in cui Nando Mericoni, alias Alberto Sordi, tornato a casa tardi per cena davanti ad un iconico piatto di spaghetti afferma:
«Maccaroni? Questa è roba da carrettieri, io non mangio maccaroni. Vino rosso? Io non bevo vino rosso. Lo sapete che sono americano, gli americani non mangiano maccheroni, non bevono vino rosso. Bevono latte, per questo vincono gli apache. Maccarone, che mi guardi con quella faccia intrepida, mi sembri un verme, maccarone. Questa è roba da americani: yogurt, marmellata, mostarda… roba sana sostanziosa.
Ma dopo aver mangiato questo miscuglio di prodotti tipici americani torna sui suoi passi ammettendo “Ammazza che zozzeria! Gli americani aho” e ritornano al piatto di spaghetti che aveva momentaneamente messo da parte.