Si chiama Tecarterapia, o anche solo Tecar – acronimo di Transfer Energy Capacitive And Resistive – ed è una tecnica diffusa in ambito fisioterapico e che prevede l’utilizzo di un particolare strumento nella cura di traumi e patologie infiammatorie dell’apparato muscolo-scheletrico.
Questo strumento si basa sulla capacità di generare calore all’interno dell’area anatomica a cui serve una cura, così facendo riduce il dolore e accelera la riparazione dei tessuti attivando naturali processi riparativi ed antinfiammatori.
Si tratta però di una tecnologia che ha generato visioni contrastanti riguardo la sua modalità di utilizzo. Da un lato vi è chi sostiene che, tramite l’ipertermia (aumento della temperatura interna) ed un potenziamento energetico delle cellule, questa terapia favorirebbe la vasodilatazione dei vasi sanguigni e linfatici producendo un effetto vascolare e miorilassante che rafforza le capacità riparative dei tessuti, permettendo così un veloce recupero e una riduzione del dolore in poco tempo.
Dall’altro vi è chi sostiene che sia dannoso, perché secondo alcune patologie infiammatorie ed alcune situazioni patologiche (come le prime fasi dopo un trauma) apportare calore nella zona lesa potrebbero in realtà arrecare un peggioramento.
Sebbene i principi di funzionamento che stanno alla base della Tecarterapia risultano risalire per la prima volta nel 1890, dal medico e fisico francese Jacques Arsène d’Arsonval, pare però che questa abbia acquisito una certa popolarità solo negli ultimi decenni. Infatti fu nel 1995 che nacque la dicitura Tecar.
Ad ogni modo, ad oggi si tratta di una tecnologia brevettata a livello internazionale.
Inizialmente questa pratica veniva utilizzata esclusivamente sugli sportivi che subivano un infortunio, in modo da velocizzare la loro guarigione; mentre oggi questa risulta molto utile in generale: agli anziani con patologie dovute dall’età avanzata, alle persone che presentano forme di artrite, ai soggetti che riportano disturbi muscolo-scheletrici, etc.
Molti sono coloro che si chiedono a cosa serva la Tecarterapia. Questa si fa largo in particolare nei programmi di riabilitazione post-operatori, quindi dopo interventi chirurgici, nel recupero da infortuni, si parla di distorsioni, borsiti, tendiniti, traumi ossei, problemi articolari e nel trattamento di patologie muscolari e osteoarticolari, come strappi muscolari, stiramenti, contratture, lombalgie e sciatalgie.
La tecarterapia apporta molti benefici alla persona che viene trattata, in particolare: riduce il dolore, aiuta i processi rigenerativi del corpo, velocizza i tempi di guarigione e possono essere trattate quasi tutte le parti del corpo.
Ma non solo, la Tecarterapia viene utilizzata anche nel campo del benessere, vi sono infatti persone che usufruiscono dei suoi benefici ad esempio nel trattamento della cellulite, questo perché produce un effetto drenante profondo sui tessuti; così come può essere utile nelle cure per il viso o per alleviare i segni dell’invecchiamento, o ancora nella cura di linfedemi o per ridurre degli accumuli di strato adiposo.
Inoltre, secondo gli esperti del settore, questi tipi di trattamenti potrebbero essere abbinati a seguito di interventi estetici, come la liposuzione o la rinoplastica.
Si chiama Tecarterapia perché i suoi dispositivi sono composti di due elettrodi: uno capacitivo e uno resistivo.
Mentre il primo (elettrodo capacitivo) si concentra sulle aree sottocutanee sotto l’elettrodo, quindi muscoli, cute, vasi sanguigni e linfatici; il secondo (elettrodo resistivo) si concentra invece su quei tessuti con maggiore resistenza come ossa, articolazioni o tendini, nonché sulle aree fibrotiche o croniche.
La particolarità della Tecarterapia è che lo strumento utilizzato stimola la produzione di calore da parte del soggetto in cura. In altre parole, il corpo del paziente collabora attivamente e raggiunge così più rapidamente la guarigione.
La scelta della modalità di utilizzo della Tecar dipenderà dal tipo di tessuto biologico su cui si andrà ad agire: nella modalità resistiva si utilizzerà una piastra mobile non isolata che agirà a livello dei tessuti con un’alta resistenza alla corrente; mentre nella modalità capacitiva verrà impiegata una piastra mobile isolata, ciò permetterà di agire specificatamente sui tessuti molli.
Nel complesso la Tecarterapia è considerata un trattamento sicuro e non presenta controindicazioni, vi sono però delle rare circostanze in cui questa può provocare gonfiore o dolore sull’area che è stata trattata; talvolta vi è anche un rischio minimo di ustione.
I soggetti a cui si tende a fare maggiori raccomandazioni sono i portatori di pacemaker, le donne in gravidanza e coloro che sono sensibili alle alte temperature.
Ad ogni modo, secondo alcuni studi clinici la Tecarterapia risulta essere efficace e riduce i tempi di guarigione dei pazienti che soffrono di patologie muscolari, traumatiche e osteoarticolari.
In linea generale, l’ideale sarebbe un ciclo di 5-10 sedute ravvicinate nel tempo per ottenere effetti dalla Tecarterapia, tuttavia vi sono condizioni per le quali è necessario un ciclo più lungo e a cadenza periodica.
La cosa fondamentale è consultare sempre il proprio medico o uno specialista, che a seguito di una corretta diagnosi potrà stabilire un piano d’azione appropriato e specifico per il bisogno della persona.
Valeria Glaray