Fino all’uscita – nel 1988 – del film omonimo interpretato da un maestoso Robin Williams, nessuno conosceva la clownterapia o terapia del sorriso, o meglio, proprio nel nostro Paese il sacerdote carmelitano Angelo Paolo (1642-1720), aveva scoperto che travestendosi da buffone portava i malati alla risata ed i risultati sulla loro guarigione parlavano da soli. Nella stessa maniera Karen Ridd – in Canada – e Michael Christensen a New York sostenevano ed utilizzavano la stessa teoria.
Dobbiamo però riconoscere che il merito della grande diffusione della terapia del sorriso è comunque da attribuire al suo inventore, il Dr. Hunter “Patch” Adams.
Questo medico, nato a Washington nel 1945 capì ben presto – a 8 anni – che il modo migliore per combattere chi lo bullizzava era quello di farli ridere: funzionava! Così, quando iniziò la sua professione all’Università di Georgetown gli stavano stretti i metodi classici e sbrigativi della medicina: iniziò a fare a modo suo, organizzando proprio a casa un gruppo di volontari col quale si prendeva cura di pazienti senza pretendere alcun compenso ed utilizzando con successo la sua teoria del sorriso.
In 10 anni furono 15.000 le persone che riuscì a curare gratuitamente. Ma questo fu solo l’inizio. Alla base del suo pensiero c’era/c’è la teoria secondo la quale le persone hanno bisogno di sorridere, perché il divertimento è in grado di aiutare il malato ad affrontare la malattia e ad accorciare la strada verso la guarigione.
Parte dal presupposto che il rapporto tra medico e paziente dovrebbe risolversi in uno scambio, ed utilizzare la comicità e l’umorismo aiuta i malati ad affrontare meglio la situazione, con grandi benefici.
Cosa succede al nostro corpo quando sorridiamo? Il fenomeno di per sè è abbastanza complesso ma volendo semplificare ha tutto inizio dal cervello, dove una parte chiamata sistema limbico è responsabile dei processi emotivi quindi anche della risata.
Quando ridiamo viene attivato un processo capace di ridurre il livello degli ormoni dello stress prodotti dall’ipotalamo, ridurre la pressione sanguigna e il rischio di infarti e ictus.
Influisce pure sulla parte cognitiva del cervello, rafforzando il nostro sistema immunitario ( si generano più cellule Natural Killer – linfociti granulari in grado di combattere virus e cellule tumorali) ed aumentano le nostre prestazioni mnemoniche oltre a regalarci un’invidiabile abilità nel processare le informazioni.
Non solo: quando ridiamo viene attivata un’area del nostro cervello – Nucleus Accumbens – la stessa che si mette in funzione quando facciamo tutto ciò che ci fa sentire bene: dormiamo, il nostro lavoro ci soddisfa, abbiamo un orgasmo, vinciamo alla lotteria.
Potremmo continuare per molto ancora a spiegare il motivo per il quale la risata è così benefica, ma ci basti sapere che da quando la Clownterapia si è diffusa i risultati le hanno dato ragione. Certo, ce ne è voluto del tempo da quando il Dottor “Patch” Adams fondò nel 1972 il Gesundheit Institute, la clinica improntata sulla libera assistenza sanitaria.
Negli anni ’80 iniziarono a circolare articoli sul suo ospedale e la terapia del sorriso che contribuirono a far conoscere il suo metodo e dargli la notorietà di cui aveva bisogno.
Iniziarono a fare conferenze e seminari allo scopo di informare ma soprattutto per raccogliere fondi per poter aiutare l’ospedale a sopravvivere. Ma il vero cambiamento avvenne quando Hollywwod si accorse che poteva diventare un film e lo realizzò dando a Patch Adams una notorietà che sino ad allora non aveva.
Tutti noi lo ricordiamo ma forse non sappiamo che ad oggi nel nostro Paese come nel resto del mondo sono attive migliaia di scuole che insegnano l’applicazione delle tecniche di clownerie in ambito sanitario e la loro applicazione. Lo scopo è quello di migliorare non solo l’umore dei pazienti ma anche dei famigliari/accompagnatori e rendere la vita dei degenti un po’ meno traumatica. Una vera arte, dove la fantasia, l’improvvisazione teatrale, oltre alla formazione per operatore sociosanitario, diventa un importante aiuto per alleviare la sofferenza.
Non pensiamo solo agli ospedali ma anche agli orfanatrofi, le case di riposo, i centri d’accoglienza, ovunque sia possibile regalare sorrisi e buonumore, dove spesso sono presenti, oltre alla malattia, stati di sofferenza psicologica ed ansia.
L’abbiamo sempre saputo che ridere fa bene ma ricordiamoci che regalare un sorriso può valere molto più di quanto pensiamo, costa poco e a volte fa miracoli.