Molte sono le persone che soffrono di bruxismo, ma di che cosa si tratta? Chi ne soffre ha l’abitudine a digrignare i denti, ovvero sfregare tra loro le due arcate dentarie, oppure stringere con forza eccessiva le mascelle, contraendo così i muscoli facciali normalmente utilizzati per masticare. Il tutto accade in maniera involontaria ed è considerata un’attività anomala non finalizzata ad uno scopo, altrimenti detta parafunzione.
Ad oggi non sembra esserci una causa specifica per il bruxismo, ma ciò che è stato notato è che nella maggior parte dei casi questo si manifesta di notte, durante il sonno, e in molti casi determina dei problemi ai denti, dei dolori alla mandibola e può anche portare la persona a soffrire di emicrania. Per questo motivo quando il disturbo è frequente viene suggerito l’utilizzo di appositi distanziatori chiamati bite.
Digrignare i denti comporta una notevole usura dei denti, questo atto col tempo tende quindi a consumarli. L’usura risulta invece minore nei casi in cui prevale il serramento dentale, cioè l’atto di stringere forte i denti tra loro; in questo caso, però, si formano delle piccole filature dello smalto dei denti, cioè delle spaccature dovute alla pressione.
Nei casi più gravi si possono anche verificare delle fratture dei denti e delle protesi, oppure la frequente perdita di otturazioni, di capsule o di ponti che si decementano.
Come accennato in precedenza, gli studi scientifici che sono stati effettuati non hanno portato ad una causa principale che possa generare il bruxismo, ma molti sono i fattori che possono provocare tale disturbo, tra i principali: ansia, stress, nervoso, problemi emotivi e psicologici, disturbi del sonno, malocclusione dentaria (causata da un disallineamento delle arcate dentarie o da malformazioni della mandibola), risposta muscolare di malattie neurodegenerative. Altri fattori scatenanti possono anche essere il fumo o l’abuso di caffeina, alcolici e droghe. Talvolta la causa può anche essere una certa predisposizione familiare.
Se invece il disturbo è presente a livello infantile, questo potrebbe essere causato da un tentativo di alleviare il dolore di un mal di denti o di un’otite.
Secondo alcuni specialisti, in condizioni normali di riposo le due arcate dentarie non dovrebbero entrare in contatto e i muscoli della masticazione dovrebbero essere rilassati. Ma anche solo un minimo contatto fra i denti farà sì che vi sia una contrazione di tali muscoli e l’individuo viene di conseguenza esposto al rischio di sviluppare il bruxismo.
Il bruxismo, si sostiene, si manifesta principalmente di notte durante il sonno, ma non solo. Questo, infatti, può verificarsi anche durante il giorno, anche se la persona è perfettamente sveglia e non si rende conto di compiere questo atto.
Secondo gli esperti, in genere il bruxismo dura pochi secondi, ma può ripetersi più e più volte durante il sonno, a cominciare dalla seconda fase dello stesso. Alcuni ricercatori hanno però registrato il bruxismo anche nella fase REM, ma sembra essere un evento piuttosto raro.
Le persone che soffrono di bruxismo spesso e volentieri non se ne rendono conto di esercitare questa parafunzione. Nonostante ciò essi possono presentare dei sintomi specifici (ma non esclusivi): affaticamento e indolenzimento dei muscoli masticatori, usura e mal di denti, dolore a livello mandibolare, bocca secca, dolore alle gengive, mal di testa, dolore al collo.
Il digrignare i denti può causare danni allo smalto dei denti, il quale può limarsi e assottigliarsi a causa delle continue sollecitazioni a cui è sottoposto; nei casi più gravi si può anche arrivare a danneggiare il dente in profondità, alterandone la sensibilità.
Inoltre, se il bruxismo non viene trattato prontamente si può anche arrivare all’incrinatura, alla scheggiatura e perfino alla frattura dei denti. Senza contare la possibile vanificazione di eventuali lavori odontoiatrici, come ad esempio la rottura di faccette, otturazioni, corone o ponti in ceramica.
È importante ricordare che, talvolta, l’individuo può confondere il dolore articolare provocato dal bruxismo con il male all’orecchio. Inoltre il bruxismo notturno può influenzare negativamente la qualità del sonno, portando così allo sviluppo di conseguenze derivanti da un riposo notturno inadeguato ed insufficiente.
Va però precisato che per arrivare a danni seri indotti dal bruxismo occorrono degli anni, per questo motivo è fondamentale una diagnosi tempestiva.
Per una diagnosi di bruxismo occorre un controllo dal dentista, che si occuperà di ispezionare la salute dei denti verificandone l’usura, eventuali lesioni e la sensibilità dei muscoli della mascella. Inoltre, se necessario, il professionista potrà richiedere degli esami specifici, fra i quali: la radiografia ortopanoramica (per evidenziare problemi nell’allineamento delle arcate dentarie) o la polisonnografia (un esame specialistico eseguito da un esperto di Medicina ed Igiene del Sonno per verificare l’andamento del riposo notturno).
Se diagnosticato il bruxismo, in genere, viene suggerito: l’utilizzo di un bite (un paradenti realizzato sulla base dell’impronta dentale della persona) durante il sonno per evitare lo sfregamento dei denti; l’utilizzo di tecniche di rilassamento per i casi più semplici di stress (yoga, pilates, training autogeno) o la psicoterapia nei casi più gravi, in cui viene intaccata la sfera emotiva/psicologica; cure ortodontiche (che vanno a correggere eventuali malocclusioni).
Secondo gli esperti, alcune strategie che l’individuo può adottare per la prevenzione del bruxismo includono i metodi per la riduzione dei livelli di stress: fare un bagno caldo, ascoltare buona musica, seguire un sano ed equilibrato regime alimentare, fare della moderata ma regolare attività fisica, evitare l’abuso di alcolici e, se possibile, ridurre l’assunzione di caffeina (in particolare dopo cena).
Valeria Glaray