L’Associazione italiana Ambasciatori del Gusto nasce nel 2016, una realtà senza scopo di lucro che ha l’intento di rappresentare e valorizzare il meglio del settore in ogni singolo suo aspetto, il motto sotto cui si uniscono realtà diverse é ‘L’eccellenza fa la forza’ . Scopo primario dell’Associazione la tutela del Made in Italy dalla terra alla tavola, dal ristorante al semplice bar, senza dimenticare pizzerie e gelaterie.
Oggi più che mai in questo periodo pandemico in atto che ha portato la ristorazione in ginocchio non poteva mancare un’azione attiva degli Ambasciatori del Gusto, che hanno deciso di scrivere direttamente al Presidente del Consiglio dei Ministri per sottolineare come sia fondamentale intervenire per salvare un settore al collasso. ADG ha sui social postato le ragioni che hanno portato alla lettera, a cui fa seguito il link con la versione completa della stessa, che qui, dati i contenuti importanti vi riproponiamo. Gli ambasciatori del gusto in estrema sintesi, così come chiaramente hanno sintetizzato nell’immagine a corredo del post, chiedono: “Una riapertura in sicurezza, regolamentata e controllata, che spazzi via una volta per tutte l’idea del ristorante come untore“. Poi aggiungono per segnalare le difficoltà economiche che il settore sta attraversando da mesi: ‘Alla chiusura certa devono seguire ristori certi, adeguati ed immediati, per ripartire , per poter continuare ad imprendere, non solo per tamponare”.
«Come ADG siamo da sempre in prima linea nella difesa, tutela e promozione globale del Made in Italy e della cucina italiana di qualità. Nel farlo abbiamo sempre dialogato con Voi Istituzioni con l’obiettivo di restituire valore all’intero settore. Oggi gli obiettivi, di tutti, sono la sopravvivenza e la ripartenza: dietro ogni saracinesca abbassata ci siamo noi imprenditori con le nostre famiglie e quelle dei nostri collaboratori e fornitori.»
La lettera completa indirizzata dagli Ambasciatori del Gusto al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Ministri e ai Presidenti delle Regioni: CLICCA QUI PER LEGGERE IL DOCUMENTO UFFICIALE
Eccovi il testo della lunga lettera, datata 14 gennaio, ma ‘pubblicizzata’ sui social solo un’ora fa, indirizzata a Conte, ai Ministri ed ai Presidenti di Regione, buona lettura:
Egregio Presidente, Gentili Ministri e Presidenti delle Regioni, la nostra categoria, la ristorazione italiana, è in ginocchio. E la cosa più drammatica è che a distanza di dieci mesi dall’inizio dell’emergenza continuiamo a non essere ascoltati nonostante i continui appelli e le proposte di fattiva collaborazione. Ci avete, di fatto, mal considerati se non addirittura dimenticati. Come Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto (AdG) siamo da sempre in prima linea nella difesa, tutela e promozione globale del Made in Italy e della cucina italiana di qualità. Nel farlo abbiamo sempre dialogato con Voi Istituzioni con l’obiettivo di restituire valore all’intero settore. Oggi gli obiettivi, di tutti, sono la sopravvivenza e la ripartenza: dietro ogni saracinesca abbassata ci siamo noi imprenditori con le nostre famiglie e quelle dei nostri collaboratori e fornitori. La filiera di cui tanto si parla è fatta di uomini e donne che, al pari di altre categorie, hanno il diritto di essere ascoltati e di sapere cosa succederà delle loro imprese.
Non solo. Se noi non ce la facciamo, se le nostre imprese chiudono, anche il Made in Italy non ce la farà. Serve chiarezza d’intenti, serve coerenza nel fissare gli obiettivi di medio-lungo termine, serve tempestività d’azione: le parole d’ordine non possono più essere sempre e soltanto “chiusura” o “sussidi”. La chiusura non offre alternative. Noi le alternative vogliamo averle, l’Italia merita di averle, e siamo pronti, ancora una volta, a costruirle insieme a Voi nel totale rispetto delle regole e della sicurezza. Un rispetto che ha sempre contraddistinto il nostro agire e che confermiamo anche oggi prendendo le distanze da chi, in forma di protesta, sceglie di riaprire i propri locali“.
“Chiediamo una riapertura in sicurezza, regolamentata e controllata, che spazzi via una volta per tutte l’idea del ristorante come untore. Già nei mesi estivi abbiamo ottemperato, con grandi sacrifici, a tutti gli obblighi da Voi imposti come nuovi standard di sicurezza. Se è necessario, siamo pronti a studiarne insieme ulteriori. Se invece un’alternativa siete certi che non ci sia, la chiusura deve essere secca. Basta con i giorni alterni e con i provvedimenti a singhiozzo. Basta con le promesse non mantenute. Alla chiusura certa devono seguire ristori certi, adeguati e immediati, per ripartire, per poter continuare ad imprendere, non solo per tamponare.
Quanto è stato fatto finora non è sufficiente né pertinente: non si tratta di elargire un sussidio ma di pianificare una ripartenza e la ristrutturazione di un intero settore. Le nostre imprese non devono sopravvivere devono tornare a essere performanti, a fare quello per le quali sono state – non senza fatica – create. Ecco perché ribadiamo l’urgenza di una Visione di medio e lungo termine a cui fare riferimento e di un interlocutore istituzionale con cui dialogare in modo costruttivo e lungimirante. I temi da affrontare sono tanti: dalla sicurezza alla fiscalità, ivi compresa la definizione di codici Ateco più adeguati a rappresentare le varie categorie di esercenti”.
In conclusione la lettera scritta per mano dell’Associazione italiana Ambasciatori del Gusto, termina con delle proposte che puntino a valorizzare il settore: “Lavoriamo insieme, voi con noi, per trasformare le difficoltà in opportunità per costruire le basi del nostro futuro. Solo così avremo la possibilità di risollevarci e porgere la mano a tutti i nostri collaboratori e fornitori senza i quali la Ristorazione Italiana, e il Made in Italy che tutto il mondo ci invidia, non esisterà più. L’alternativa è drammatica.
Quindi Vi chiediamo: è giusto condannare a morte la Ristorazione Italiana? È corretto farle espiare tutte le colpe di questa terribile “guerra”? O c’è qualcosa che ancora si può fare per cambiare le sorti di un settore che da sempre traina il Sistema Italia in termini di valore economico, ma anche per identità, cultura e stile di vita?“