• 24 Novembre 2024
  • BENESSERE

Cos’è il metodo MAT? Ce lo spiega il massoterapista Emanuele Scano

Il MAT è una tecnica manuale con base biomeccanica che cerca e corregge le debolezze neuromuscolari. Secondo molti esperti del settore è la tecnica di attivazione muscolare per eccellenza. L’acronimo MAT sta per Muscle Activation Techniques (tecnica di attivazione muscolare) e permette a coloro i quali la utilizzano di acquisire maggiore forza, flessibilità e controllo del movimento.

Ad oggi questo metodo non è ancora molto noto in Italia. Per questo motivo abbiamo deciso di intervistare un esperto del settore, Emanuele Scano, che ci ha spiegato nel dettaglio in cosa consiste, a chi si rivolge e quali sono i benefici.

Le origini del metodo MAT

Il MAT è nato con l’obiettivo di migliorare le performances sportive. Chi ha studiato e democratizzato il metodo è stato un atleta di altissimo livello, un medico, preparatore atletico e consulente di varie squadre di football americano e basket, lo statunitense Greg Roskopf.

Dopo diversi studi, in sinergia con fisioterapisti e chiropratici, il team di esperti è giunto alla conclusione che la tensione muscolare è sempre secondaria a una debolezza. Così, anziché trattare direttamente le tensioni e la ridotta mobilità articolare passivamente, con manipolazioni, massaggi o stretching, hanno focalizzato l’attenzione sulle debolezze neuromuscolari, sui “default” di comunicazione tra il sistema nervoso centrale e i muscoli.

Se nella prime fasi della sua nascita il MAT veniva utilizzato per migliorare le performances degli atleti professionisti, attulmente il suo uso ha una diffusione molto più capillare e variegata. Per intenderci, ne può trarre giovamento un giovane sportivo così come un anziano che fa fatica a salire e scendere le scale.

A chi è rivolto?

Il metodo MAT si rivolge a tutti, tranne a coloro i quali soffrono di gravissime malattie neurologiche. ​A parte questi casi limite, tutti possono beneficiarne. È adatto per il recupero di infortuni, prevenire e riadattare una lesione, e per migliorare le prestazioni sportive e ottimizzare l’allenamento.

Negli Stati Uniti tantissimi fisioterapisti si servono esclusivamente di questa tecnica, così come numerosi massoterapisti, chinesiologi, osteopati e chiropratici. Il principio su cui si basa è che una tensione è sempre secondaria a una debolezza.

Intervista a Emanuele Scano, massoterapista, esperto in Kinesiologia e specialista certificato MAT

Parlaci del tuo percorso di formazione professionale e della tua esperienza oltreconfine

Nasco come massoterapista a Londra, dove mi sono formato. Dal 2005 lavoro in ambito salute e benessere. Il mio percorso professionale è abbastanza atipico rispetto a gli studi che in generale si intraprendono in Italia e in buona parte dei Paesi europei. I Paesi anglosassoni sono più avanti sotto questo punto di vista, perché danno una formazione teorica molto approfondita abbinata a tanta pratica.

Inizialmente ho approfondito le tecniche classiche della massoterapia, soprattutto di quella sportiva. Nel frattempo ho iniziato a muovere i primi passi nel campo dell’attivazione muscolare, che è la base del metodo M.A.T. Dopo aver trascorso diversi anni a Londra, mi sono trasferito in Spagna, più precisamente nei Paesi Baschi, dove ho lavorato in un centro di talassoterapia e rieducazione“.

Come hai conosciuto il metodo MAT?

L’ho conosciuto perché l’ho provato direttamente su me stesso. Avevo un problema alla colonna vertebrale e sentivo costantemente delle tensioni lombari, così un amico mi ha consigliato di provare questa tecnica. Siccome il primo terapista disponibile era in Spagna, sono andato fin lì per farmi trattare. Gli effetti benefici di questa tecnica mi hanno sorpreso talmente tanto che ho deciso di approfondire l’argomento e specializzarmi. Ad oggi raramente lavoro con le tecniche tradizionali, preferisco di gran lunga l’approccio MAT“.

MAT
Emanuele Scano

Sei uno dei pochi in Italia ad avere la certificazione MAT. Come sei riuscito a ottenerla?

Per essere certificato con questo metodo ho seguito una scuola a Madrid e ho continuato a formarmi a Denver, negli Stati Uniti. Era uno step necessario da compiere approfondire certi argomenti e avere maggiori qualifiche. Quando ho iniziato a formarmi come professionista MAT era ancora possibile farlo in Europa, mentre oggi non c’è più questa possibilità: bisogna andare direttamente negli Stati Uniti.

Poi ad un certo punto della tua vita hai sentito l’esigenza di ritornare il patria

Volevo rientrare in Sardegna, la mia terra natale. Ho capito che, dopo tanti anni fuori casa, era tempo di tornare in Italia e fare conoscere un nuovo metodo che continua a darmi grandi soddisfazioni. I risultati su chi si fa trattare sono visibili e la sensazione che si prova durante la seduta è molto diversa rispetto ad altre tecniche classiche o terapie tradizionali. Per onestà intellettuale devo ammettere che anche le altre vanno bene: ognuna con il proprio modus operandi e con le proprie peculiarità“.

Qual è la differenza tra le cosidette terapie tradizionali e il MAT?

La differenza principale nel metodo che utilizzo io, è che si lavora sempre in attivo, cioè chi riceve il trattamento è realmente parte attiva della sessione. Chi si fa trattare è quindi “obbligato” ad avere consapevolezza del movimento che sta compiendo e in quale parte del corpo è “bloccato”. Il mio ruolo è quello di dare una chiave e aprire la porta di casa, che è il tuo fisico.

Sostanzialmente non è né una manipolazione né un massaggio, non si fanno allungamenti, non si lavora mai contro il sistema nervoso centrale ma sempre a favore di esso“.

MAT
Emanuele Scano

Quali sono gli obiettivi di questa tecnica?

Porta ad acquisire maggiore flessibilità, controllo e forza. Il MAT ha l’obiettivo di “produrre movimento”, che è la base, il totem, per la pratica corretta di quest’ultimo. Attraverso questo metodo si ottimizza la funzione neuro-muscolare. In altre parole, se un muscolo non si contrae è perché il cervello non gli sta inviando l’impulso e, così, si perde la “connessione”. Quando una fibra è inibita e non può contrarsi, crea degli scompensi posturali, i muscoli forti diventano sempre più forti e quelli deboli sempre più deboli.

L’obiettivo del metodo è quello di ristabilire la comunicazione tra sistema nervoso e un muscolo attraverso delle stimolazioni attive che includono palpazioni specifiche e delle isometrie MAT. Per noi la funzione governa sempre la struttura.

Com’è strutturata una sessione di MAT?

“Si seguono cinque passassi fondamentali:

  • Analisi della mobilità articolare;
  • Valutazione delle debolezze neuromuscolari;
  • Utilizzo delle tecniche specifiche di attivazione muscolare;
  • Re-test valutazione debolezze;
  • Re-test analisi mobilità articolare“.

Qual è il tuo consiglio per chi volesse approfondire l’argomento e farne una professione?

Coloro che vogliono approcciarsi a questo metodo a livello professionale devono avere un’ottima conoscenza di anatomia e fisiologia. L’ideale sarebbe avere studiato Fisioterapia, Massoterapia, Scienze Motorie, Osteopatia, Chiropratica o Medicina”.

Manuela Pilloni

Laureata in Nuove Tecnologie dell'Arte, Teatro Fisico e Digital Marketing. Da sempre interessata alla comunicazione in ogni sua sfaccettatura, lavoro come Web Content Editor.

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