• 24 Novembre 2024
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Agorafobia, che cos’è e come riconoscerla

Ormai le parole stress, ansia e attacchi di panico sono, purtroppo, termini molto comuni per l’uomo. Ma che cos’è l’agorafobia? Nella maggior parte dei casi, l’agorafobia è un disturbo che emerge secondariamente all’insorgenza di episodi d’ansia e di attacchi di panico.

Il termine agorafobia deriva dalla parola greca “agorà”, che significa piazza, e da “phóbos”, ovvero fobia, paura; quindi letteralmente significa “paura della piazza”. Nello specifico, si tratta di un disturbo d’ansia innescato da luoghi e spazi aperti, siano essi vuoti o molto affollati e dai quali potrebbe risultare difficile o imbarazzante allontanarsi.

Dal punto di vista clinico, il soggetto che ne soffre viene assalito da una sensazione di forte disagio, di angoscia. E nei casi più difficili, oltre all’ansia potrebbero manifestarsi sintomi fisici o attacchi di panico, accompagnati da sudorazione, brividi, tachicardia, talvolta anche nausea e senso di mancanza d’aria. È però importante ricordare che la gravità del disturbo, come per ogni problematica, può variare ampiamente da persona a persona.

E, come per altre fobie, anche questa può risultare molto invalidante per chi ne soffre, perché porta ad importanti limitazioni nella quotidianità della persona, che vanno a riflettersi nella vita sociale e lavorativa. L’agorafobia è una condizione molto complessa ed essendo un problema “non visibile”, è anche di difficile comprensione per la maggior parte delle persone.

Da non confondere con la sindrome della capanna, di cui si è parlato molto negli ultimi periodi, ovvero la paura di uscire di casa dovuta dai lockdown vissuti in questa emergenza pandemica; in questo specifico caso l’individuo è invogliato a restare al sicuro nella propria dimora, lontano da qualsiasi minaccia esterna. Una sindrome per cui, secondo gli esperti, basterebbero circa un paio di settimane perché il soggetto si riabitui alla routine.

agorafobia

Quali sono le cause e i sintomi dell’agorafobia?

Secondo alcune ricerche, le cause dell’agorafobia sembrano non essere ancora del tutto note. C’è chi ipotizza che tale disturbo derivi da un’esperienza traumatica sperimentata durante l’infanzia o l’adolescenza – magari a causa di un naturale istinto di esplorare che è stato scoraggiato – generatosi così in una sorta di blocco che tocca anche la percezione di sé e delle proprie possibilità. E c’è chi invece la associa, in età adulta, ad una reazione che può essere enfatizzata dalla bassa autostima.

Questo disturbo non riguarda solamente la paura degli spazi aperti e vasti, isolati o affollati, come piazze, mercati o parcheggi; bensì anche altre situazioni specifiche, come le attese in coda negli uffici postali, viaggiare sui mezzi pubblici o visitare un centro commerciale.

La persona che soffre di agorafobia, in genere, cerca di evitare i luoghi affollati, così come evita di guidare o viaggiare sui mezzi di trasporto pubblici e di uscire di casa da sola; ma nei casi più gravi cerca anche di evitare di restare in casa da sola ed il semplice attraversamento di una strada pedonale.

Questi evitamenti compromettono le attività quotidiane della persona che ne soffre ed il tutto diventa così difficile da farla divenire incapace di affrontarle senza l’assistenza di una persona di fiducia.

Come detto precedentemente, i sintomi e la gravità dell’agorafobia possono variare da caso a caso. I sintomi possono comunque essere classificati in tre tipi:

  • Disturbi fisici, quando si manifestano assomigliano a quelli tipici di un attacco di panico: sudorazione fredda o vampate di calore; tachicardia; iperventilazione; dolore al petto; brividi e tremori; formicolio o prurito; nausea e/o vomito; sensazione di svenimento o vertigini; mal di testa; senso di confusione; difficoltà nel respirare (sensazione di soffocamento, respirazione affannosa).
  • Disturbi cognitivi, consistono in pensieri o emozioni che possono accompagnarsi ai disturbi fisici: la paura di avere un attacco di panico di fronte ad altre persone e sentirsi in imbarazzo; attirare l’attenzione degli altri; essere incapaci di fuggire da un luogo o da una situazione durante un episodio di panico; perdere il controllo in pubblico.
  • Disturbi comportamentali, che includono: non essere in grado di uscire di casa per lunghi periodi di tempo e uscire solo se accompagnati da una persona di fiducia; non poter stare lontano da casa; evitare situazioni e luoghi che potrebbero portare ad attacchi di panico.

Alcuni soggetti sono in grado di forzare se stessi ad affrontare situazioni di disagio, ma ciò non toglie che provano comunque una notevole paura ed ansia nel farlo.

Conclusioni

Per riassumere, si può dire che l’agorafobia è considerata l’antitesi della claustrofobia.

Si tratta di un disturbo che può limitare notevolmente la vita di chi ne soffre e se lo stato di stress è persistentemente elevato, alla lunga può risultare dannoso per la salute dell’individuo.

In genere, il primo passo per andare oltre le proprie paure è quello di affrontarle, un modo per capire che i nostri timori sono infondati e che saremo in grado di far fronte alle conseguenze.

Alcune persone che soffrono di agorafobia riescono tuttavia ad affrontare la routine quotidiana senza troppe difficoltà; ma non sempre queste sono in grado di riuscirci da sole e, talvolta, sarebbe opportuno rivolgersi ad uno specialista per una valutazione più accurata.

L’agorafobia può essere affrontata con diverse opzioni terapeutiche e tra quelle risultanti più efficaci sembrano comprendere: le tecniche di rilassamento, la meditazione, la psicoterapia e talvolta una terapia farmacologica temporanea che serve per controllare i sintomi associati al disturbo fobico, come l’ansia.

La scelta dipenderà soprattutto dalla persona e dalla gravità di questa sua problematica.

Valeria Glaray

Valeria Glaray

Laureata in Servizio Sociale ed iscritta alla sezione B dell’Albo degli Assistenti Sociali della Regione Piemonte. Ha un particolare interesse per gli argomenti relativi alla psicologia motivazionale e per le pratiche terapeutiche di medicina complementare ed alternativa. Amante degli animali e della natura.

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