Il presidente ucraino non esclude una pace senza la restituzione della Crimea ma non crede nella volontà di Mosca di trattare
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky apre per la prima volta ad un trattato di pace che non preveda il ritorno della Crimea. L’Ucraina, afferma, sarebbe disposta ad accettare la pace se la Russia si ritirasse dal territorio ucraino, tornando alle “posizioni del 23 febbraio“, cioè prima dell’inizio della guerra. Questo appunto escluderebbe la restituzione della Crimea, annessa di fatto alla Russia dal 2014.
Zelensky è intervenuto in collegamento con la Chatham House, un istituto di studi politici britannico di Londra. Una proposta che però, almeno per il momento, secondo il presidente ucraino, non verrà raccolta da Mosca, perché i negoziati sono fermi e non si vede nessuna intenzione da parte della Russia di cercare la pace. “Da parte nostra non tutti i ponti diplomatici sono stati bruciati“, ha aggiunto Zelensky.
Zelensky ha poi precisato di “essere stato eletto presidente dell’Ucraina, non di una mini-Ucraina“. Di non essere quindi disposto a vedere la popolazione del paese ridotta di 11 milioni di persone, tra i 6 milioni dei territori occupati, Crimea a parte, e i 5 milioni fuggiti all’estero. Zelensky dovrebbe partecipare ad una video conferenza con il leader del g7 prevista per l’8 maggio.
Si avvicina la data del 9 maggio, il giorno in cui la Russia celebra la vittoria nella seconda guerra mondiale. Un giorno importante dal punto di vista propagandistico per Vladimir Putin. Accantonata l’idea di svolgere una parata militare a Mariupol appena conquistata, il ministero della Difesa di Mosca ha fatto sapere che il presidente lancerà un messaggio all’occidente, un avvertimento del “giorno del giudizio“. Putin dovrebbe tenere un discorso sulla piazza Rossa.
Un’altra nave da guerra russa sarebbe stata colpita nel mar Nero, dopo l’incrociatore Movska affondato un mese fa. La Admiral Makarov sarebbe in fiamme al largo di Odessa dopo essere stata centrata da un missile neptune, lo stesso usato contro il Movska. Lo riferisce un deputato ucraino. La Admiral Makarov è la più moderna delle navi da guerra russe rimaste nel mar Nero.
Non c’è accordo all’interno dell’Unione europea sul sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia proposto dalla Commissione europea. Il punto più controverso è l’embargo totale al petrolio russo entro la fine dell’anno. Una misura che non piace in particolare a Slovacchia, Repubblica Ceca e Ungheria. Dopo l’annuncio del veto da parte di Budapest, è partita la caccia al compromesso. I partner europei avrebbero proposto a questi tre paesi di continuare, solo loro, ad importare il petrolio russo fino al 2024, mentre gli altri smetterebbero di acquistarlo entro fine anno.
Oggi il primo ministro ungherese Orban ha ribadito chiaramente la sua posizione: “Le sanzioni dell’Unione europea contro il settore energetico russo sono una linea rossa per l’Ungheria“. Per Orban le sanzioni europee sono “una bomba atomica che vogliono sganciare sull’economia ungherese“. Quindi ha concluso: “Ogni Paese ha il diritto sovrano di determinare la propria bilancia energetica evidenziando che le sanzioni già imposte dall’Ue sono più dannose per l’economia europea che per quella russa“.