Il presidente ucraino, al 21 esimo giorno di guerra, interviene al Congresso americano
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è intervenuto in videoconferenza al Congresso americano. “Viviamo l’11 settembre da tre settimane“, ha detto Zelensky, che ha ricevuto i convinti applausi di tutti i membri.
Zelensky è tornato a chiedere maggiori sanzioni contro la Russia e l’istituzione di una no-fly zone. “L’Ucraina è grata agli Stati Uniti ma vi chiedo di fare di più per fermare la macchina da guerra della Russia. Tutti i politici della Russia dovrebbero essere sanzionati, tutte le aziende americane devono lasciare la Russia. Una no fly zone non è troppo da chiedere, chiudete i porti americani alla Russia“, le accorate parole del presidente dell’Ucraina.
Durante l’intervento Zelensky ha proiettato un video. “Vogliamo mostrare cosa le truppe russe hanno fatto alla nostra terra“. Le immagini delle devastazioni e dei bombardamenti, i volti delle vittime, le fosse comuni, hanno toccato il Congresso americano.
Il presidente russo Vladimir Putin racconta una storia completamente diversa: “Il vero genocidio è stato quello subito dal Donbass per 8 anni“, dice il signore del Cremlino, che poi sostiene che “Le truppe russe a Kiev non significano che vogliamo invadere l’Ucraina“. Putin si dice aperto al dialogo sulla “Smilitarizzazione e denazificazione dell’Ucraina“.
Secondo il Financial Times sul tavolo delle trattative, che riprendono oggi in video conferenza, c’è già un piano di pace in 15 punti. Nella bozza ci sono la neutralità dell’Ucraina e l’impegno a non aderire alla Nato o ospitare basi militari stranieri, in cambio del ritiro della truppe russe. Si parla di “progressi significativi“, ma gli ostacoli sono numerosi. In particolare lo status dei territori contesi del Donbass. I negoziatori ucraini temono inoltre che la Russia stia negoziando solo per guadagnare tempo.