Questa mattina la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, alla plenaria del Parlamento europeo si è espressa sullo stato di avanzamento delle vaccinazioni contro il Covid-19 all’interno dell’Ue. La Presidente ha sottolineato i progressi fatti in molti Paesi europei, tra cui l’Italia dove oltre il 4% della popolazione ha già ricevuto almeno una dose del vaccino: “Da dicembre sono state consegnate in Europa 26 milioni di dosi di vaccino. Più di 17 milioni di persone sono state vaccinate. E continueremo a impegnarci al massimo per raggiungere il nostro obiettivo: vaccinare il 70% della popolazione adulta in Europa entro la fine dell’estate“.
Parlando agli eurodeputati la presidente ha ammesso che qualche errore di valutazione è stato fatto come i ritardi nelle concessioni delle autorizzazioni dei vaccini, le previsioni troppo ottimistiche sulla produzione di massa delle dosi e aver dato per scontato che le stesse sarebbero arrivate in tempo. Le ipotesi, sin troppo rosee, sono state disattese, motivo per il quale è giusto porsi qualche domanda e soprattutto capire quali lezioni trarne.
Ma nonostante gli errori di valutazione von der Leyen ha voluto sottolineare l’importanza di tre punti del programma della campagna vaccinale messo in campo dall’Ue, i cui membri sono accumunati dall’unità di intenti e dalla solidarietà nella lotta contro “il nostro nemico comune” ovvero il Coronavirus.
Il primo punto è inerente l’ordine congiunto delle dosi di vaccino e la distribuzione con uno spirito di solidarietà tra i Paesi membri, mentre il secondo fa sempre riferimento alla solidarietà che però andrebbe dimostrata anche ai partner vicine e più in generale di tutto il mondo. Gli Stati membri e le istituzioni dell’Ue sono uno dei principali contributori dell’iniziativa Covax, che questo mese inizierà a fornire vaccini ai paesi a basso e medio reddito. Perché fermare la diffusione del virus vuol dire ridurre la probabilità di pericolose mutazioni, come avvenuto nel recente passato.
Infine la presidente con il terzo punto ha sottolineato l’approccio e la procedura nell’inoculazione del vaccino perché non può esserne messa in secondo piano l’efficacia e soprattutto la sicurezza della persona: “Non ci sono compromessi da raggiungere quando iniettiamo una sostanza biologicamente attiva in una persona sana“.
Sulla questione della produzione di vaccini, Ursula von der Leyen ha affermato: “La produzione di nuovi vaccini è un processo molto complesso. Non è semplicemente possibile creare un sito di produzione dall’oggi al domani. Ecco perché abbiamo istituito una task force per aumentare la produzione industriale di vaccini, sotto l’autorità del Commissario per il mercato interno, Thierry Breton. L’obiettivo è individuare i problemi e aiutare a risolverli. L’industria deve stare al passo con il ritmo innovativo della scienza“.
Nel suo discorso, ha anche sottolineato la necessità di prepararsi alle nuove varianti e alle future pandemie: “La battaglia contro il virus è una maratona e non uno sprint. Sono necessarie lungimiranza, resistenza e tenuta“. Sarà fondamentale giocare d’anticipo e prepararsi immediatamente alle possibili varianti che potranno emergere nel prossimo futuro. A questo proposito è stato ideato il progetto HERA (Health Emergency Response Authority) , che sarà operativo dalla prossima settimana e avrà il compito di reperire più informazioni possibili sulle nuove varianti perché “per sconfiggere il virus abbiamo bisogno di quante più informazioni possibili“.