CREMONA. È accaduto in Lombardia, e c’è stato un lieto fine nella vicenda che ha riguardato uno studente, bocciato dai professori, ma promosso dai giudici. Un ragazzo cremonese che lo scorso anno frequentava la prima media presso una scuola in provincia di Cremona, è stato riabilitato dai giudici del Consiglio di Stato. Presentato dal legale del padre il ricorso contro il Miur e l’istituto scolastico, è stato accolto. Già in primo grado il Tar di Brescia aveva dato ragione al padre. L’ordinanza della sesta sezione del Consiglio di Stato sancisce di fatto come principio che non è giuridicamente possibile bocciare in prima media. L’alunno, pertanto, potrà frequentare la classe seconda, se vorrà, anche se le lezioni sono iniziate da circa un paio di mesi.
In passato si era ritrovata nella medesima situazione del padre cremonese una famiglia dell’Emilia. Un ragazzo di una scuola di Scandiano, nel Reggiano, era stato bocciato in prima media, e padre e madre si erano appellati al Consiglio di Stato, che aveva permesso allo studente d’iscriversi in seconda media, senza dover ripetere l’anno scolastico. Secondo la sentenza emessa era necessario prendere in considerazione periodi più ampi nel passaggio dalle elementari alle medie per decretare un giudizio, valutati in almeno due anni di profitto.
Sul sito Skuola.net, il portale degli studenti, sul tema del bocciare, hanno opinioni diverse. Alla domanda “È giusto bocciare un alunno che non si è impegnato?”, c’è chi ritiene giusto farlo, e chi scrive che bisogna porre l’attenzione anche sulla persona, sul suo vissuto, e i professori dovrebbero cercare di capire l’alunno in questione, senza avere un comportamento distaccato. L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, secondo quanto riportato sempre sul sito, è convinta che, non solo le bocciature non servono a migliorare i risultati scolastici, ma hanno un peso economico non indifferente.
Il professore Massimo Rossi, docente di Latino e greco al liceo classico, riportava sul suo blog, alcuni anni fa, di non aver mai pensato alla bocciatura come forma di punizione, o di discriminazione. “Come non si manderebbe in sala operatoria un chirurgo che non sa fare il suo mestiere, come non si affiderebbe un aereo a chi non lo sa pilotare, così non si può promuovere chi non lo merita – spiegava –, perché ciò provocherebbe un grave danno individuale e sociale al tempo stesso. Se vogliamo che i nostri studenti imparino qualcosa e si formino veramente per una vita futura, dobbiamo essere selettivi; altrimenti i ragazzi, che non sono affatto sciocchi, smetteranno di dedicarsi del tutto allo studio, non appena avranno intuito che la promozione è garantita. Ciò non significa ovviamente che la bocciatura sia un fatto sempre positivo o di per sé auspicabile; se è possibile è meglio evitarla, fornendo anzitutto agli studenti tutti gli strumenti per recuperare le loro carenze e soprattutto mostrando noi stessi amore e dedizione al nostro lavoro. Io personalmente tendo ad essere indulgente con chi mi segue e mi dimostra impegno, anche se i suoi risultati non sono del tutto soddisfacenti, mentre non ho alcuna comprensione per chi viene a scuola, come dicevano ai miei tempi, ‘per scaldare il banco’. È anche vero che esistono studenti che, pur impegnandosi a fondo, non riescono a raggiungere risultati accettabili, forse perché non adatti, per capacità o per inclinazioni, al corso di studi che hanno scelto; ma in questo caso, più che la bocciatura, sarebbe necessario un nuovo orientamento scolastico da parte della scuola”.
Simona Cocola