Vittorio Sgarbi ieri si è esibito in un insolito show, al quale avremmo volentieri fatto a meno, che non aveva come sfondo uno studio televisivo nei quali è solitamente ospite, il “fattaccio” è bensì accaduto a Montecitorio.
L’onorevole e sindaco di Sutri è stato espulso dall’Aula della Camera e portato via di peso dopo essersi rifiutato di uscire, a causa dei ripetuti insulti indirizzati nei confronti della presidente della Camera e la deputata di Forza Italia Giusi Bartolozzi. Tutto ciò nonostante fosse stato più volte invitato ad abbandonare l’aula (sulle proprie gambe) da parte della presidente di turno Mara Carfagna.
A innescare lo scontro era stato l’intervento di Sgarbi contro i magistrati, definiti “mafiosi“, e la richiesta di una commissione d’inchiesta per quella che ha definito “la nuova Tangentopoli”.
“Che un criminale delinqua è normale, che lo faccia un magistrato è un terremoto istituzionale” Questo l’incipit del discorso di Sgarbi, che ha suscitato reazioni di esponenti di vari gruppi, tra cui la presidente di Forza Italia che durante il suo intervento è stata insultata con parole irripetibili da parte del ciuffo bianco più famoso della politica. Atteggiamento che ha costretto la Carfagna all’espulsione.
Chissà se dopo questo antipatico siparietto, simbolo del decadimento della democrazia e del dialogo politico, ai commessi della Camera sarà richiesto di frequentare almeno tre volte a settimana la palestra in maniera tale da essere allenati in caso di altre espulsioni di peso. Ci auguriamo di no, ma in caso dovesse succedere la speranza è che avvenga in occasioni più serie come una possibile, e quanto mai comprensibile, protesta contro il mancato taglio dei vitalizi. Ironia del destino nessuno al Senato , questa notte, si è permesso di mettere in atto una protesta plateale.
Forse più che il corso di bodybuilding per i commessi di Camera e Senato, sarebbe il caso di creare dei corsi ad hoc per far capire ai politici cosa è giusto fare per il Paese e cosa no, per cosa sarebbe più corretto indignarsi e per cosa no.
Norbert Ciuccariello