La Guardia di Finanza di Vicenza ha scoperto una maxitruffa da 600 milioni di euro riconducibili a false fatturazioni nel commercio di carburanti. I militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno dato esecuzione a 9 misure cautelari nei confronti di altrettanti soggetti, emesse dal Gip del Tribunale di Vicenza, e sequestri, tra società, beni e immobili, per un valore totale intorno ai 100 milioni di euro.
Le ordinanze di custodia cautelare sono state disposte nei confronti di Sabounjian Murphy, O.F., Esposito Luigi (custodia in carcere), De Matteis Gabriele, Maggio Silvia (arresti domiciliari), Cammilli Maurizio e Pegoraro Enzo (obbligo di dimora e di presentazione alia polizia giudiziaria). L’accusa formulata nei loro confronti è di associazione per delinquere finalizzata all’emissione di fatture per operazioni inesistenti (Sabounjian in qualità di promotore e capo dell’ associazione, O., Esposito, Maggio e Matteis quali partecipi) e per i reati continuati di emissione di fatture per operazioni inesistenti, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti e mediante altri artifici, omessa dichiarazione ai fini dell’I.V.A.
L’ordinanza è stata emessa anche nei confronti di Passaretti Antonio (custodia in carcere) e Masiello Giuseppe (obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria), che non sono stati rintracciati e al momento sono ricercati.
L’indagine e stata avviata in seguito ad una specifica analisi di rischio nel settore del commercio dei prodotti petroliferi svolta dall’Agenzia delle Dogane di Vicenza ed è stata successivamente sviluppata dai militari della Guardia di Finanza di Vicenza, con il coordinamento della Procura locale, anche attraverso l’esame di una copiosa documentazione contabile e fiscale ed operazioni tecniche di intercettazione.
Nella struttura della frode rivestiva importanza la disponibilità di due diversi depositi di carburante, uno situato a Sossano, nel Vicentino, e l’altro a Villadose, nella provincia di Rovigo. L’attività illecita si è sviluppata nel corso del 2019 ed ha seguito due distinti sistemi di frode finalizzati all’ evasione dell’ I.V.A. sui carburanti: è stata accertata l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per un ammontare complessivo di oltre cinquecento milioni di euro che ha consentito agli acquirenti finali, le cosiddette pompe bianche ed agli autori delle condotte illecite di conseguire ingenti profitti, alterando gli ordinari meccanismi della concorrenza e di regolazione del mercato.
Il primo sistema è stato attuato attraverso l’uso strumentale della disciplina fiscale di favore accordata ai cosiddetti esportatori abituali ovvero attraverso l’utilizzo sistematico da parte della società “innesco” della frode di fittizie lettere di intento emesse da varie society cartiere che, senza averne i requisiti, falsamente dichiaravano la qualità di “esportatori abituali”.
Nello specifico una tra le società coinvolte (ALMI s.r.l.) acquistava carburante per uso autotrazione (benzina e diesel) da imprese comunitarie croate e slovene – le quali, in base al regime degli scambi intracomunitari, emettevano fatture senza indicazione dell’I.V.A. — e lo rivendeva alle società “cartiere” senza a sua volta esporre l’I.V.A. nelle relative fatture poiché queste ultime attestavano falsamente, mediante dichiarazioni d’intento, lo status di “esportatore abituale” che consentiva loro di effettuare acquisti ed importazioni di beni e servizi senza il pagamento dell’ I.V.A.
Il secondo meccanismo fraudolento, simile nell’articolazione a quello precedente, è stato elaborato in seguito all’entrata in vigore del comma 941-his dell’art. 1 legge 27 dicembre 2017 n. 205, introdotto dal d.l. 26 ottobre 2019, n. 124 il quale stabiliva il divieto di utilizzare le dichiarazioni di intento per le cessioni o le importazioni definitive di benzina o gasolio destinati ad essere impiegati come carburante per motori. Il sodalizio criminale si è quindi avvalso della prevista facoltà di operare in “reverse charge” (inversione contabile) interponendo una nuova “cartiera” che acquistava da ALMI s.r.l. in applicazione del regime fiscale che consente la neutralizzazione dell’I.V.A. all’ estrazione del carburante dal deposito, così permettendo ad ALMI s.r.l. di fatturare senza I.V.A. per effetto della traslazione del debito di imposta sul cessionario.
Sono stati sottoposti al vincolo cautelare ben trentadue beni immobili, tra i quali una villa con piscina sulle colline della Val di Comia, in provincia di Livorno, ed una villa in Bressanone, entrambe fittiziamente intestate ad una società di diritto croato riconducile al Sabounjian ed amministrata da prestanome, una villa al Circeo, un ufficio in Roma ed altri immobili di pregio fittiziamente intestati ad una società di diritto statunitense con sede nel Delaware amministrata da una società cipriota riconducibile ad O., uno yacht di quattordici metri ormeggiato nel porto turistico di San Vincenzo, nella Maremma livornese, intestato anch’ esso a diversa società di diritto croato riferibile al Sabounjian, tre autoveicoli e disponibilità economiche giacenti su duecentocinquanta rapporti
bancari/finanziari.