Alle 6:30 di questa mattina orario di Tokyo, all’Odaiba Marine Park, la triatleta Veronica Yoko Plebani ha vinto il bronzo nella categoria PTS2: è dietro solo alle statunitensi Allyssa Seely e Hailey Danz. L’azzurra nata a Gavardo, provincia di Brescia, si era presentata alle Paralimpiadi di Rio 2016 come canoista.
L’anno successivo, invece, ha conosciuto lo sport a tre discipline: il triathlon. Ne è rimasta talmente affascinata da decidere di proseguire in questa direzione. Così, dopo quattro anni di duri allenamenti, è riuscita a raggiungere il traguardo atteso: salire sul podio.
L’azzurra bresciana ha gareggiato nella categoria PTS2, dedicata a chi soffre di menomazioni fisiche gravi. Nel 2011, all’età di 15 anni, infatti, viene colpita da una meningite fulminante batterica che l’ha vista perdere le falangi della mano e i piedi.
La giovane, però, ha sempre dimostrato grande determinazione: sportiva da tutta la vita, ha praticato diverse discipline e imparato a non arrendersi. Dopo la malattia si è dedicata a livello agonistico alle specialità di canoa e snowboard, raggiungendo diversi a livello nazionale e internazionale nell’arco di 6 anni.
Il 2017 è stato l’anno in cui ha conosciuto invece il mondo del triathlon, la disciplina dove è previsto nuotare per 750 metri, pedalare per 20 chilometri e correre per 5.
Nonostante le difficoltà del nuoto sport, l’atleta bresciana non si è mai arresa, focalizzando la sua concentrazione su un unico punto, la vittoria.
Così, dopo quattro anni di duri allenamenti e sfide fisiche, ha coronato il suo sogno, raggiungendo il terzo posto alla sua terza Paralimpiade con una gara combattuta fino all’ultimo secondo.
Veronica Yoko Plebani è sempre stata orgogliosa del proprio aspetto fisico. Nonostante la malattia abbia segnato sul suo corpo amputato in parte delle profonde cicatrici e gravi inestetismi, non si è vergognata di mostrarli, anzi.
Per l’atleta azzurra quelli sono i segni di un vissuto, un passato ricco di sfide ed emozioni. Ecco come la giovane ventiquattrenne abbia portato avanti, sui canali social, un’idea non canonizzata di bellezza.
Il suo messaggio è da sempre molto chiaro: “Le imperfezioni fisiche di chiunque devono essere motivo di orgoglio, perché parte imprescindibile della propria storia personale“.
Laureata triennale in Scienze della Comunicazione Internazionale presso l’Università di Bologna, l’atleta sogna un giorno di poter lavorare nell’ambito della Comunicazione Istituzionale Europea. Vorrebbe infatti che, tra i posti di rappresentanza, ci potesse essere spazio anche per persone con disabilità come la sua.