Aumentano giorno dopo giorno gli atti di violenza nei confronti delle forze dell’ordine collegati a manifestazioni di protesta e assembramenti non autorizzati da parte dei cittadini contrari alle misure di contenimento al contagio disposte dal governo. L’ultimo episodio si è verificato a Vercelli dove una poliziotta è intervenuta insieme ad alcuni colleghi davanti ad un bar situato in piazza Cavour, in pieno centro, per arginare un assembramento incontrollato.
Dopo l’intervento delle forze dell’ordine una cliente ha esortato i presenti a ribellarsi ai controlli e dopo essere stata invitata alla calma ha prima insultato e poi aggredito la poliziotta a suon di calci e pugni. Secondo quanto ricostruito l’agente in prima battuta è stata colpita da un calcio all’altezza del cinturone che le ha fatto cadere la radio di servizio, quando si è chinata per raccoglierla ha ricevuto un secondo calcio, questa volta sferrato all’altezza dello zigomo sinistro a pochi centimetri dall’occhio.
La donna è stata arrestata con le accuse di violenza, resistenza, minacce e lesioni a pubblico ufficiale. L’agente è stata affidata alle cure del caso ed è stata dimessa con una prognosi di almeno una settimana.
Sulla vicenda è intervenuto il segretario generale del sindacato di polizia Fsp Valter Mazzetti che da mesi denuncia l’escalation di rabbia e disperazione manifestato da molti cittadini: “Il lavoro del poliziotto è sempre stato complicato e difficile, – sottolinea Mazzetti – ma gli atteggiamenti di violenza diffusa, certamente resi ancor più arroganti da un vergognoso senso di impunità, sono ormai tanti e tali da rendere veramente un’impresa ardua finire la giornata senza grane, senza danni, senza incidenti di ogni genere“.
Secondo il numero uno del sindacato Fsp “aggredire gli appartenenti alle forze dell’ordine è praticamente ormai uno sport“. Lo stesso Mazzetti il primo maggio a seguito degli scontri avvenuti nei pressi del municipio di Torino tra manifestanti e il cordone di polizia aveva lanciato un messaggio importante: “Festa dei Lavoratori? Non c’è mai festa per chi porta la divisa in questo paese, ma solo sacrifici malpagati e non riconosciuti. Solo attentati continui alla nostra integrità fisica e morale, alla nostra dignità, alle nostre vite familiari, alla nostra dignità“.
Va ricordato che il sindacato di polizia ha manifestato in più occasioni la massima solidarietà nei confronti di tutti gli italiani che hanno pagato a caro prezzo la crisi economica scaturita a causa dell’epidemia. In una nota ufficiale del 8 aprile scorso, a seguito degli scontri avvenuti il 6 aprile davanti a Montecitorio, aveva affermato: “Il moto di rabbia di ieri non nasce da desideri sediziosi, ma da un’autentica disperazione. Di fronte al protrarsi di uno stato di cose che schiaccia la cittadinanza sotto al peso di sacrifici insostenibili, è inevitabile che riprenda la sequela di proteste e manifestazioni di ogni genere da parte di tutte le più disparate categorie sociali ormai allo stremo.”
“Se alla gente è fatto divieto persino di lavorare, – prosegue il comunicato – quindi di procacciarsi i mezzi per sostenere sé e la propria famiglia, è normale che qualcuno si convinca che non ha più nulla da perdere, e agisca di conseguenza“. Ma per il sindacato di polizia è fondamentale ribadire il concetto che è indispensabile censurare senza se e senza ma ogni tipo di violenza, nonostante sia comprensibile l’esasperazione generalizzata e lecito il diritto di scendere in piazza.
Tra i bersagli della rabbia cittadina non solo la polizia, ma anche i carabinieri. A Torino il Primo maggio, durante la giornata dedicata alle celebrazioni della Festa dei lavoratori, due militari sono stati aggrediti nel corso di un controllo anti assembramento in piazza d’Armi, dove è situato un noto parco cittadino a pochi passi dallo stadio Olimpico del Grande Torino.
La segnalazione era partita da alcuni frequentatori del parco che avevano notato un gruppo di otto peruviani intenti a consumare alcolici e in evidente stato di ubriachezza. I ragazzi, di età compresa tra i 19 e i 25 anni, dopo l’intervento dei carabinieri erano sembrati collaborativi, ma all’improvviso hanno aggredito la pattuglia facendoli cadere a terra e sferrando pugni e calci. Addirittura hanno tentato di sottrare la pistola dalla fondina ad uno dei due.
All’arrivo dei rinforzi, i giovani hanno tentato la fuga a piedi nel parco e hanno cercato di dileguarsi a bordo di un’auto: sei di loro, tra cui due donne, sono stati bloccati e sono scattate le manette. I due carabinieri a seguito della colluttazione hanno riportato qualche contusione, per entrambi la prognosi è di 15 giorni.