Ennesimo cambio di programma da parte della casa farmaceutica statunitense Pfizer che ha deciso in maniera unilaterale di ritardare la consegna delle dosi di vaccino anti-Covid destinate all’Italia. In tanti preoccupati si stanno chiedendo quali possano essere le ragioni di tale atteggiamento, visto il momento delicato che stiamo vivendo e le prime dosi già somministrate.
La notizia era stata anticipata in parte, la settimana scorsa, dal commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri che aveva informato l’opinione pubblica sul taglio di circa il 29% dei vaccini destinati al nostro Paese. Scelta che il commissario aveva definito “grave“, esortando la multinazionale a “rivedere i propri intenti“.
Ieri fonti vicine allo stesso Arcuri hanno assicurato che le 397mila dosi di vaccino previste per questa settimana arriveranno regolarmente, ma con una tempistica leggermente diversa rispetto a quanto previsto precedentemente: 48mila dosi sono state consegnate ieri, lunedì 18 gennaio, (165mila in meno rispetto a quanto pattuito), oggi ne arriveranno altre 53.820, e infine mercoledì dovrebbero arrivare a destinazione le restanti 241mila. Sostanzialmente Pfizer ha ritardato la consegna di circa 300mila dosi di vaccino anti-Covid (per l’esattezza 294.821).
Dunque tutto in regola, cosa ha portato allora Pfizer a ritardare la consegna? La comunicazione del nuovo piano di distribuzione è stata data ieri dalla stessa Pfizer alle 17 agli uffici del commissario spiegando che il ritardo è dovuto al nuovo piano di distribuzione per le prossime settimane.
“Le consegne” del vaccino Pfizer-BionTech anti-Covid “riprenderanno regolarmente a partire dalla prossima settimana, distribuendo le quantità di dosi di vaccino previste per il primo trimestre e un quantitativo superiore alle attese nel secondo trimestre“. Lo ha assicurato Paivi Kerkola, amministratore delegato di Pfizer in Italia, cercando di rassicurare il Governo dopo l’allarme per la riduzione delle dosi di vaccino consegnate all’Italia e i possibili effetti sulla campagna vaccinale, giunta al momento cruciale del richiamo con la seconda dose.
Pfizer e BionTech, spiega Kerkola, “hanno già informato dei programmi di consegna aggiornati la Commissione europea, gli Stati membri dell’Ue e gli altri Paesi impattati. E stanno lavorando senza sosta per ampliare le proprie capacità produttive nei Paesi dell’Unione europea“.
“Incredibili ritardi“, secondo il commissario Arcuri, che hanno creato non pochi problemi alla macchina organizzativa, alle regioni e soprattutto a tutti gli istituti ospedalieri che avevano stilato un determinato piano di vaccinazione e hanno dovuto cambiare programma in corsa.
Cosa ha provocato questo ritardo, considerato inizialmente grave ed ingiustificato? Il ritardo nelle consegne ha fatto saltare alcune nuove vaccinazioni previste privilegiando i richiami che hanno la priorità assoluta rispetto al resto.
Per far fronte a questa spiacevole situazione oggi è prevista una riunione con le regioni, che chiedono un rapido intervento del Governo. Tra le ipotesi proposte c’è quella di mettere a punto una sorta di ‘meccanismo di solidarietà‘ in base al quale chi ha più dosi nei magazzini le cederebbe alle regioni che ne hanno meno e devono fare i richiami.
Ha sollevato non poche polemiche la proposta shock del vicepresidente e neoassessore al Welfare della Regione Lombardia, Letizia Moratti, che ha chiesto di inserire il PIL come uno dei criteri per la ripartizione delle dosi di vaccino anti-Covid con una lettera al commissario Arcuri. Dopo il polverone mediatico scatenato dalla proposta immediate le precisazioni da parte dell’assessorato al Welfare lombardo: il riferimento al PIL come uno dei criteri per la ripartizione delle dosi non è legato al concetto di “ricchezza“, bensì alla richiesta di una “accelerazione nella distribuzione dei vaccini in una Regione densamente popolata di cittadini e anche di imprese, che costituisce una dei principali motori economici del Paese”.
“Il concetto – precisano dagli uffici del Pirellone – non è quello di dare più vaccini alle Regioni più ricche ma se si aiuta la ripresa della Lombardia, si contribuisce in automatico alla ripresa dell’intero Paese“.
Seguendo la proposta della Moratti la Lombardia beneficerebbe sicuramente di tale misura, ricevendo un maggior numero di dosi, ma in generale la regione che a livello nazionale beneficerebbe dei maggiori vantaggi è la Valle d’Aosta: secondo uno studio applicando tale ripartizione sarebbero presto vaccinati circa il 50% dei residenti in questa regione.
Tra coloro i quali si è opposto fermamente a questa ipotesi c’è il ministro della Salute, Roberto Speranza, che ha sottolineato come il vaccino sia “un diritto” e “un bene pubblico” fondamentale garantito dalla Costituzione italiana. Secondo il ministro sarebbe profondamente sbagliato privilegiare solo i cittadini residenti in quei territori che producono maggiore ricchezza.
Ma soprattutto sarebbe una scelta etica, ci chiediamo? Siamo certi che tale proposta farà ancora discutere a lungo ed aprirà ad un dibattito interessante.