Il ministro della Salute Roberto Speranza, intervenuto ieri pomeriggio alla trasmissione di Rai3 ‘Mezz’ora in più‘, condotta da Lucia Annunziata, ha lanciato un chiaro messaggio di speranza rivolto all’Italia intera: “Entro l’estate conto che tutti gli italiani che lo vorranno potranno essere vaccinati“.
Non si tratta di un’affermazione estemporanea che mira a raccogliere facili consensi, ma un obiettivo che parte dalla base dei numeri: da oggi fino alla fine di marzo dovrebbero essere consegnate circa 9 milioni di dosi di vaccino, mentre nei novanta giorni successivi al primo aprile le dosi promesse dalle case farmaceutiche al nostro Paese sono poco meno di 52 milioni e mezzo.
Motivo che ha spinto il ministro a definire il prossimo trimestre quello ‘decisivo‘ per le vaccinazioni e quindi per le sorti della Nazione, sia da un punto di vista sanitario che di quello economico.
Numeri alla mano sono 17,5 milioni le dosi mensili che perverranno nei mesi di aprile, maggio e giugno, grazie alle quali secondo Speranza sarà possibile raggiungere l’obiettivo di vaccinare con entrambe le dosi almeno metà degli italiani (circa 30 milioni di abitanti).
Il resto degli italiani non sarà tagliato fuori e soprattutto non dovrà aspettare a lungo, anche perché è in arrivo l’approvazione da parte dell’Ema (Agenzia europea per i medicinali) per il vaccino di Johnson & Johnson, che sarà inoculato con una sola dose. Via libera che dovrebbe arrivare intorno alla metà di marzo: l’11 marzo è prevista una sessione straordinaria dell’Ema per prendere in considerazione la concessione dell’autorizzazione del vaccino prodotto dalla multinazionale statunitense.
Il nuovo vaccino si unirà agli altri tre già autorizzati e aiuterà l’Italia e l’Europa intera a raggiungere la copertura totale dei cittadini vaccinati indicativamente entro la fine dell’estate. Inoltre il ministro della Salute non ha escluso a priori l’arrivo di altri vaccini, come ad esempio il russo Sputnik, che nel caso in cui fosse ritenuto idoneo dall’Ema contribuirebbe a debellare l’epidemia.
Una proposta molto interessante sul piano vaccinazioni giunge dalla Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche, che rappresenta i 454mila infermieri presenti in tutta Italia.
Secondo Fnopi sarebbe possibile vaccinare il 75% degli italiani, con una tempistica compresa tra il mese e mezzo e i tre mesi, attraverso una soluzione di semplice attuazione: allentare il vincolo dell’esclusività attuale per gli infermieri dipendenti di operare solo nella struttura da cui dipendono e immettere sul territorio e a domicilio quasi 90mila vaccinatori che oggi possono prestare la propria preziosa opera solo negli ospedali.
Per ottenere il risultato basterebbero due ore di lavoro in più per ogni infermiere, compensato o in base a scelte regionali o con 500 euro al mese in più (per tre mesi) o ancora con una cifra di circa 10 euro a vaccinazione, pari a quella indicata come riferimento per altre categorie professionali.
Con una spesa totale stimata tra i 150 e i 400 milioni di euro, anche se questa ampia forbice tra i due valori dipende dalla tempistica con qui verrebbe attuata tale misura. Soluzione che secondo la Federazione sarebbe di sicuro meno dispendiosa per il Servizio sanitario nazionale rispetto a qualsiasi altra che punti alla copertura di circa 45 milioni di italiani in tre mesi di vaccinazioni intensive.
E soprattutto attraverso questo allentamento della norma si potrebbe raggiungere entro la fine dell’estate la tanto agognata immunità di gregge che permetterebbe di allentare vincoli e restrizioni, il rilancio dell’attività economica e rappresenterebbe un aiuto fondamentale per il sistema sanitario italiano in seria difficoltà.