L’Italia è tra i paesi europei che sta affrontando al meglio quella che dagli esperti è stata definita la “quarta ondata” della pandemia. La somministrazione delle terze dosi sta viaggiando a ritmo spedito: sono oltre 100mila le iniezioni giornaliere, per un totale di 2.128.928 dosi booster somministrate sino ad oggi.
Grazie al tempestivo intervento del governo è stato coperto il 35,40% di coloro i quali sono stati chiamati ad effettuare il richiamo del vaccino, ovvero gli over 60, le persone più fragili, il personale sanitario e coloro i quali hanno effettuato il vaccino monodose (Johnson & Johnson) da almeno sei mesi.
Con questa media si stima che entro la fine del 2021 potrebbe essere raggiunta quota 7 milioni di terze dosi inoculate e quindi si potrebbe procedere con le somministrazioni nei confronti delle fasce d’età sotto i 60 anni. In numero uno del Comitato Tecnico Scientifico, Franco Locatelli, oltre a pensare che il prossimo Natale sarà migliore rispetto a quello precedente, ha annunciato che dalle prossime settimane comincerà la campagna vaccinale per i bambini tra i 5 e gli 11 anni. Una mossa che secondo il coordinatore del Cts permetterà di “tutelare la loro socialità, i loro percorsi educativi-formativi”, perché in questo momento storico è necessario fare di tutto per “mantenere le scuole aperte“.
Intanto per quanto concerne la campagna vaccinale “classica” il ritmo rimane sempre abbastanza basso: ieri sono state somministrate 15.572 prime dosi (dato in linea con quanto registrato nell’ultima settimana), mentre le seconde dosi si avvicinano a quota 50mila inoculazioni giornaliere (48.870 nelle ultime 24 ore).
Attualmente in Italia oltre 45 milioni di persone, pari al 76,17% della popolazione, ha completato il ciclo vaccinale, mentre il 2,71% (1,6 milioni) è in attesa della seconda dose. L’immunità di gregge prospettata dal Commissario straordinario per l’emergenza Covid, Francesco Figliuolo, (soglia fissata all’80%) non sembra poi così lontana considerato che il 78,88% degli italiani risulta almeno parzialmente immunizzata.
I numeri sulla pandemia riguardanti il Belpaese al momento sono confortanti, tutte le regioni rimangono in zona bianca almeno fino a metà novembre, e all’orizzonte non si preannuncia alcuna misura restrittiva. L’occupazione delle terapie intensive a livello nazionale è del 4%, mentre quella in area medica non critica negli ospedali per i casi Covid è del 6% (con un aumento dell’1%). Numeri decisamente sotto alle soglie fissate dagli indicatori rispettivamente del 10% e del 15%.
Le uniche situazioni che al momento destano più preoccupazione sono quelle inerenti le Marche e il Friuli Venezia Giulia: nella prima la soglia delle terapie intensive ha raggiunto 11%, mentre la regione del Nord-Est è al 10%. Mentre in entrambe le soglie in area medica non critita sono sotto controllo: le Marche sono al 6% e il Friuli Venezia Giulia al 9%. Se la situazione non dovesse migliorare tra novembre e dicembre queste due regioni potrebbero passare in zona “gialla”. Sotto monitoraggio anche Calabria e la Provincia di Bolzano.
A meno che non si decida di inserire immediatamente in agenda la questione legata alla proroga dello stato di emergenza, la cui scadenza è fissata al 31 dicembre 2021, è quasi scontato che il Governo scioglierà ogni riserva sul tema solo alla fine dell’anno. Secondo quanto espresso dal coordinatore del Cts, Franco Locatelli, la normativa attuale prevede una proroga solo fino al 31 gennaio 2022. Ma non si esclude che l’esecutivo decida di mettere in atto nuovi provvedimenti normativi legislativi in grado di estenderla ulteriormente. Fonti attendibili parlano della possibilità di prorogare lo stato di emergenza fino al 31 marzo 2022.