• 5 Novembre 2024
  • ECONOMIA

Uscire o restare nell’eurozona? Una moneta di Stato parallela, la soluzione

Il Dottor Claudio Maria Perfetto autore del libro L’economista in camice ed esperto previdenziale, ci ha fatto dono di questo interessante elaborato in cui pare affrontare una domanda amletica, che ridotta da noi ai minimi termini potrebbe essere: In questo contesto sarebbe bene uscire o restare nell’eurozona?’

Una soluzione parrebbe esserci, e la s’intende a seguito del suo corposo ragionamento in cui pone a confronto due scenari quello dell’economista Stiglitz (che suggerisce all’Italia di uscire dall’eurozona qualora la UE non dovesse cambiare), e quello del giurista Maddalena (che suggerisce di adottare una moneta di Stato parallelamente all’euro).

Già nel 1992, spiega il Dott Perfetto, l ‘Italia è stata costretta ad abbandonare il Sistema Monetario Europeo (che anticipava la moneta unica); ora potrebbe trovarsi nelle condizioni di dover abbandonare l’euro. Quale potrebbe essere la soluzione dunque per rimanere nell’eurozona? Una moneta di Stato parallela all’euro, Eccovi le argomentazioni nel suo elaborato, che qui vi riproponiamo senza più nulla aggiungere:

Uscire o restare nell’eurozona? Le considerazioni del Dott. Claudio Maria Perfetto

1992, 16 settembre: l’Italia fu costretta ad uscire dal Sistema Monetario Europeo (SME), l’accordo di cambio entrato in vigore nel 1979 stipulato tra i Paesi membri dell’allora Comunità Economica Europea (Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi) avente l’obiettivo di mantenere una parità di cambio che poteva oscillare intorno a ± 2% (±6% per l’Italia) in riferimento a una unità di conto chiamata ECU (European Currency Unit — che non fu mai coniato come vera moneta). Con lo svilupparsi della Unione Economica e Monetaria l’ECU venne sostituito il 1° gennaio 1999 dall’Euro. La Comunità Economica Europea (CEE) cambiò il proprio nome in Comunità Europea (CE), con la chiara intenzione di estendere le proprie competenze oltre il settore economico. Nel 2009 la CE cessò di esistere e fu assorbita nella Unione Europea (UE).

Intorno agli anni ’90 si verificarono eventi che destabilizzarono lo SME. Il 3 ottobre 1990 la Germania est e la Germania ovest si unificarono, ci fu una spinta inflazionistica che impose alla Germania l’aumento dei tassi di interesse che attirarono capitali da altri Paesi, soprattutto da quelli più deboli (tra cui l’Italia). Il 2 giugno 1992 la Danimarca si pronunciò con un referendum contro l’ingresso nell’Unione monetaria europea. Il clima di incertezza degli inizi anni ’90 andava ad alimentare la speculazione sui mercati finanziari, prendendo di mira principalmente i Paesi più deboli tra cui l’Italia, esposta per il suo  elevato debito pubblico e per un deficit pubblico che non si riusciva a ridurre.

L’Italia, non potendo mantenere il rapporto di cambio della lira entro la banda di oscillazione del ±6% , fu costretta ad abbandonare lo SME e a svalutare la lira. Nel 1992 era in carica il Governo Amato che dovette fare una manovra da 90.000 miliardi di lire (una cifra spaventosa per quei tempi) accompagnata dal prelievo forzoso retroattivo dello 0,6% dai conti correnti delle famiglie nella notte di venerdì 10 luglio 1992″.

Crisi in Italia e nell’eurozona determinata dal Covid 19, e ora?

2020: crisi in Italia e nell’eurozona a causa dell’evento Covid. Questa volta le minacce provengono non solo dall’esterno dell’Unione Europea ma anche dal suo interno, come viene spiegato dall’economista Premio Nobel Joseph Stiglitz nel suo libro “L’Euro. Come una moneta comune minaccia il futuro dell’Europa” (2017). Stiglitz rileva che la struttura dell’eurozona è difettosa e andrebbe riformata; propone quindi un’eurozona a più velocità attraverso l’adozione dell’euro flessibile: ciascun Paese (o gruppi di Paesi) avrebbe il proprio euro il cui valore fluttuerebbe entro una specifica banda di oscillazione. “Questa è la flessibilità dei tassi di cambio che manca nell’attuale sistema” spiega Stiglitz e aggiunge che “in presenza di un livello sufficiente di solidarietà e cooperazione europea, il sistema sarebbe caratterizzato da tassi di cambio che variano all’interno di una forchetta sempre più ridotta. Una volta giunta a un buon coordinamento dei tassi di cambio e a bande di oscillazione progressivamente più ristrette, l’Europa potrebbe un giorno compiere il passo avanti verso una moneta unica“. Nel suo articolo “How to exit the eurozone” pubblicato su Politico Global Policy Lab il 26/06/2018 Stiglitz fa notare che “in mancanza di un cambio di direzione da parte dell’UE nel suo insieme, l’Italia deve ricordare che ha un’alternativa alla stagnazione economica e che ci sono modi per uscire dalla zona euro in cui i benefici supererebbero probabilmente i costi“.

C’è un’alternativa allo scenario di Stiglitz? Forse sì. Nell’articolo di Monica Camozzi pubblicato il 16/02/2021 su Affaritaliani.it con il titolo Paolo Maddalena a Draghi:”Serve una moneta di Stato parallela all’euro“‘ il vice presidente emerito della Corte Costituzionale prof. Maddalena propone di “far ricorso alla creazione di una moneta parallela all’euro, con corso legale limitato all’ambito nazionale“, affermando che “l’emissione di una moneta parallela, limitando il suo corso legale all’ambito nazionale, è perfettamente legittima“, e sostenendo che “al punto in cui siamo arrivati, emettere una moneta parallela, evitando di ricorrere a prestiti, che sono nodi scorsoi per le generazioni future, è diventato una necessità inderogabile per l’Italia“.

Quale alternativa seguire? Quella di Stiglitz, e uscire dalla zona euro se la UE non cambia direzione; oppure quella di Maddalena, e rimanere nell’eurozona con una moneta parallela all’euro e circolante solo in Italia? Si dice che la storia non si ripete. Ma a volte gli uomini ripetono la storia”.

Ringraziamo di cuore il Dott. Claudio Maria Perfetto per questo interessante spunto di riflessione, ci piacerebbe moltissimo sapere il vostro punto di vista.

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Erica Venditti

Erica Venditti, classe 1981, dal 2015 giornalista pubblicista. Dall'aprile 2012 ho conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Ricerca Sociale Comparata presso l’Università degli studi di Torino. Sono cofondatrice del sito internet www.pensionipertutti.it sul quale mi occupo quotidianamente di previdenza.

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