La responsabile della General Services Administration (Gsa) Emily Murphy, a poco meno di tre settimane dal termine delle elezioni, ha riconosciuto formalmente Joe Biden come l’apparente vincitore delle presidenziali. Atto che di fatto ha costretto Donald Trump ad autorizzare la transizione dei poteri, processo che aveva bloccato con i ricorsi contro presunti brogli elettorali.
Ma l’ormai ex presidente Usa continua a non riconoscere ancora la sconfitta e assicura che continuerà imperterrito a portare avanti sua battaglia legale per ribaltare l’esito del voto che ha attribuito la vittoria al candidato democratico.
La Gsa ha informato il team di Biden che da ora potrà contare sui fondi e le risorse federali previsti e che i suoi consiglieri potranno cominciare a coordinarsi con quelli del presidente uscente. Il via libera è giunto dopo che la commissione elettorale del Michigan ha certificato l’esito elettorale contestato da Trump. Inoltre negli ultimi giorni è cresciuto sempre più il numero di parlamentari repubblicani che ha denunciato il ritardo nel trasferimento pacifico dei poteri.
Ritardo, che a detta dei sostenitori e dello staff di Biden, minacciava la sicurezza nazionale e la capacità della nuova amministrazione di pianificare efficacemente la lotta alla pandemia. E, dettaglio non da poco, il presidente eletto era tagliato fuori anche dal briefing dell’intelligence.
Il team del presidente eletto ha fatto sapere che la transizione vera e propria inizierà con un incontro tra i collaboratori di Biden e i responsabili della lotta alla pandemia e su questioni legate alla sicurezza nazionale.
Trump ha dovuto arrendersi di fronte alla decisione della Murphy, ringraziandola su Twitter per la sua “salda dedizione e lealtà al nostro Paese” ma denunciando che è stata “tormentata, minacciata e maltrattata”. E assicura che la volontà di proseguire la battaglia legale, battaglia che crede fermamente di poter vincere.
Ma in una lettera, la responsabile dell’agenzia governativa sostiene di non aver “mai subito pressioni direttamente o indirettamente da alcun dirigente della branca esecutiva, compresi quelli che lavorano alla Casa Bianca o alla Gsa”. E giustifica il ritardo della sua decisione affermando che non voleva anticipare il processo costituzionale del conteggio dei voti e scegliere un presidente.
Nelle ultime elezioni Biden ha trionfato con ampi margini sia nel collegio elettorale con 306 contro 232 delegati, che nel voto popolare dove ha ricevuto quasi ottanta milioni di voti, contro i settantaquattro milioni di Trump.
La decisione della commissione elettorale del Michigan arriva dopo l’analogo esito in Pennsylvania e in Georgia. Ad oggi sono sedici su cinquanta gli stati che hanno certificato i loro risultati, attribuendo al presidente eletto Joe Biden 54 dei suoi 306 voti del Collegio elettorale e Trump 73 dei i suoi 232 voti. Oggi sarà il turno di Minnesota, Nevada, New Mexico e District of Columbia, tutti conquistati da Biden, così come Indiana e North Carolina, dove aveva vinto Trump.
Sempre dalla giornata odierna la Georgia riconterà, per la terza volta, i voti delle presidenziali, su richiesta del team legale di Donald Trump. Mentre all’inizio di dicembre sarà la volta di California, Texas e New York. Tutti gli stati dovranno aver certificato il voto popolare prima del 14 dicembre, data in cui Collegio elettorale nazionale si riunirà.
Carlo Saccomando