Secondo un rapporto lanciato oggi dall'UNICEF in occasione del suo 75° anniversario (11/12), il Covid ha colpito i bambini in una misura senza precedenti, diventando la peggiore crisi per i bambini che l'Unicef abbia visto nei suoi 75 anni di storia.
Secondo il rapporto pubblicato oggi si stima che circa 100 milioni di bambini in più ora vivano in povertà multidimensionale a causa della pandemia, si tratta di un aumento del 10% dal 2019. Ciò corrisponde a circa 1,8 bambini ogni secondo da metà marzo 2020. Inoltre, il rapporto sottolinea che il percorso per riguadagnare il terreno perduto è lungo – anche nel migliore dei casi, ci vorranno sette-otto anni per recuperare e tornare ai livelli di povertà dei bambini pre-Covid.
Il rapporto “Preventing a lost decade: Urgent action to reverse the devastating impact of COVID-19 on children and young people” (“Prevenire un decennio perduto: Azioni urgenti per invertire l’impatto devastante del COVID-19 su bambini e giovani”) evidenzia i vari modi in cui il Covid sta minacciando decenni di progressi sulle sfide principali per l’infanzia come la povertà, la salute, l’accesso all’istruzione, la nutrizione, la protezione dei bambini e il benessere mentale. Avverte che, a quasi due anni dalla pandemia, l’impatto diffuso dal virus continua ad aggravarsi, aumentando la povertà, radicando la disuguaglianza e minacciando i diritti dei bambini a livelli mai visti prima.
Il rapporto afferma inoltre che rispetto a prima della pandemia attualmente sono circa circa 60 milioni i bambini in più che vivono in famiglie in difficoltà a livello economico. Inoltre, nel 2020, oltre 23 milioni di bambini hanno saltato i vaccini essenziali: si tratta di un aumento di quasi 4 milioni dal 2019, e il numero più alto in 11 anni.
Anche prima della pandemia, circa 1 miliardo di bambini in tutto il mondo soffriva di almeno una privazione grave, senza accesso all’istruzione, alla salute, all’alloggio, alla nutrizione, ai servizi igienici o all’acqua. Questo numero è ora in aumento, mentre la ripresa ineguale rafforza le crescenti divisioni tra bambini ricchi e poveri, e i più emarginati e vulnerabili sono i più colpiti.
Il rapporto ha poi voluto mettere sotto la luce dei riflettori alcune problematiche già presenti prima della pandemia e che dopo la sua diffusione si sono acutizzate come ad esempio la piaga del lavoro minorile nel mondo che è salito a quota 160 milioni, con un aumento di 8,4 milioni di bambini-lavoratori negli ultimi 4 anni. Ma il problema più grande in riferimento a questa delicata tematica è il rischio che altri 9 milioni di minori rischiano di essere costretti a lavorare entro il 2022.
Strettamente collegato al lavoro minorile è il tema dell’istruzione. Durante il picco dell’epidemia più di 1,6 miliardi di studenti non hanno potuto frequentare la scuola a causa delle chiusure nazionali e nel primo anno di crisi circa l’80% delle lezioni in presenza sono saltate.
Altra tragica conseguenza della pandemia è rappresentata dai matrimoni precoci: l’Unicef stima che prima della fine del decennio potrebbero essere fino a 10 milioni in più. Senza dimenticare che attualmente 50 milioni di bambini soffrono di malnutrizione acuta e nel 2022 potrebbe aumentare di ulteriori 9 milioni.
La pandemia ha inoltre interrotto i servizi di prevenzione e risposta alla violenza, un problema rilevante visto che erano 1,8 miliardi di bambini in 104 paesi al mondo vittime di violenze. Blocco che ha riguardato anche i servizi critici di salute mentale: sono più del 13% gli adolescenti tra i 10 e i 19 anni in tutto il mondo che in questo senso necessitano di supporto.
“In un’epoca di pandemie globali, conflitti crescenti e un peggioramento dei cambiamenti climatici, mai come oggi è fondamentale un approccio incentrato sui bambini“, ha dichiarato il Direttore generale dell’UNICEF Henrietta Fore. “Siamo a un bivio. Mentre lavoriamo con i governi, i donatori e altre organizzazioni per iniziare a tracciare il nostro percorso collettivo per i prossimi 75 anni, dobbiamo tenere i bambini al primo posto per gli investimenti e all’ultimo per i tagli. La promessa del nostro futuro è fissata nelle priorità che stabiliamo nel nostro presente“.
Il Direttore generale ha inoltre ricordato che a livello globale 426 milioni di bambini, quasi 1 su 5, vivono in zone di conflitto dove i bambini stanno pagando le conseguenze peggiori. Inoltre circa 1 miliardo di bambini, quasi la metà dei bambini del mondo, vive in paesi che sono a “rischio estremamente alto” per gli impatti del cambiamento climatico.