Riparte oggi da Bologna la IX edizione di “Una vita da social”, la più importante e imponente campagna educativa itinerante realizzata dalla Polizia di Stato nell’ambito delle iniziative di sensibilizzazione e prevenzione dei rischi e pericoli della Rete per i minori, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione nell’ambito del progetto GenerazioniConnesse.
L’obiettivo dell’iniziativa, sarà quello di prevenire episodi di violenza, vessazione, diffamazione, molestie online, attraverso un’opera di responsabilizzazione in merito all’uso della “parola”. Ancora una volta la Polizia di Stato scende in campo al fianco dei ragazzi per far sì che “il dilagante fenomeno del cyberbullismo e di tutte le varie forme di prevaricazione connesse ad un uso distorto delle tecnologie, non faccia più vittime“.
Il tour, in partenza dal capoluogo felsineo e che terminerà a Torino, toccherà 73 località lungo tutto lo Stivale, durante il quale gli esperti della Polizia postale e delle Comunicazioni parleranno agli studenti, ai genitori ed agli insegnanti dei pericoli presenti sui social network e sul cyberbullismo con un linguaggio semplice ma esplicito adatto a tutte le fasce di età. Evidenzieranno non solo le possibili implicazioni di carattere giuridico di questo fenomeno, ma anche gli effetti che possono avere sulla vita dei giovani.
Capire i ragazzi oggi non è sempre per gli adulti compito agevole, soprattutto quando si tratta di comprenderne i bisogni, i modelli di riferimento, gli schemi cognitivi inerenti i diversi gruppi di riferimento che compongono il variegato universo giovanile. Giovani che sempre più spesso restano “contagiati” da modelli sociali trasgressivi completamente sconosciuti ai genitori.
Sempre più sono i giovanissimi a rischio solitudine che per ore su Internet incontrano altri internauti altrettanto solitari che, a volte, sono già stati contagiati dai “pericoli del web”. Il fascino della rete e la sottile suggestione del messaggio virtuale, così come l’idea di sentirsi “anonimi”, nonché il senso di deresponsabilizzazione rispetto ai comportamenti tenuti online, stanno dilagando così da determinare serie preoccupazioni in coloro che ancora credono in valori fino a ieri condivisi.
Per fare della Rete un luogo più sicuro occorre continuare a diffondere una cultura della sicurezza online in modo da offrire agli studenti occasioni di riflessione ed educazione per un uso consapevole degli strumenti digitali. I social network infatti sono ormai uno strumento di comunicazione del tutto integrato nella quotidianità dei teenager.
Si tratta di un progetto al passo con i tempi delle nuove generazioni che, nel corso delle precedenti edizioni, ha raccolto un grande consenso: nel corso delle precedenti edizioni sono stai incontrati oltre 2 milioni e mezzo di studenti sia nelle piazze che nelle scuole, 220.000 genitori, 125.000 insegnanti per un totale di 18.500 istituti scolastici e oltre 350 città sul territorio. In più la pagina Facebook dedicata ha oltre 132.000 like e 12 milioni di utenti mensili sui temi della sicurezza online.
Un tema che verrà toccato quest’anno è quello legato ai profili falsi: da una ricerca effettuata da Skuola.net è emerso che 1 ragazzo su 3, sul proprio social di riferimento, possiede un account falso; sono circa il 28% quelli che dichiarano di averne uno oltre a quello “ufficiale”, mentre il 5% è presente ma solo con un fake.
Perché questa identità anonima? Principalmente per conoscere gente nuova senza esporsi troppo online (26%), oppure per controllare i propri amici senza che loro lo sappiano (21%) nonché per controllare tutti quelli da cui sono stati bloccati (20%). Non manca chi ricorre ai fake per controllare il proprio partner (10%) o chi cerca di sfuggire dal controllo dei propri genitori (il 4%).
Tra i post sulla pagina Facebook di “Una vita da social” che hanno destato maggiore interesse e interazioni spicca quello pubblicato qualche settimana fa inerente il fenomeno di emulazione legato a “Squid Game“, serie tv sudcoreana pubblicata su Netflix. Come quasi tutti sanno la serie, oltre a essere molto cruenta, è la più vista di sempre con un pubblico composto da oltre 142 milioni di account.
La storia parla di un gruppo di persone in gravi difficoltà economiche, 456 per la precisione, chiamate a partecipare a giochi infantili, rischiando la propria vita ad ogni sessione e mostrando gli effetti sanguinari delle sconfitte.
Nel post pubblicato viene sottolineato che questa serie destinata ad un pubblico di over 14, definita una sorta di “allegoria della lotta per la sopravvivenza“, offre scene di una certa violenza e brutalità, non sempre adatte ad un pubblico di minori, soprattutto se lasciato solo davanti allo schermo. Motivo per il quale sono pervenute alcune segnalazioni relative a giochi svolti da bambini, anche molto piccoli, e ragazzi che sembrano mimare la soppressione dei partecipanti.
Questa circostanza ha spinto gli esperti della Polizia a fornire alcuni utili consigli ai genitori: