ROMA. Oggi, 22 ottobre 2019, nel giorno dell’anniversario della sua morte, e in quello della fiaccolata organizzata in città per ricordarlo (ore 18.30 piazza Aruleno Celio Sabino nei pressi della Chiesa San Policarpo), esce per Rizzoli il libro “Il Coraggio e l’Amore”. Scritto da sua sorella Ilaria Cucchi, insieme con l’avvocato Fabio Anselmo, tratta della dolorosa vicenda di Stefano Cucchi, geometra romano morto a 31 anni il 22 ottobre 2009, mentre era in stato di arresto per detenzione di stupefacenti. «Dopo dieci anni di menzogne e depistaggi in quest’aula è entrata la verità raccontata dalla viva voce di chi era presente quel giorno. Sentivo il carabiniere Tedesco descrivere come è stato ucciso mio fratello, e il mio sguardo cercava quello dei miei genitori che ascoltavano raccontare come è stato ucciso il loro figlio. È stato devastante, ma a questo punto quanto accaduto a Stefano non si potrà mai più negare», ha dichiarato Ilaria Cucchi nel processo Cucchi bis.
Fermato dai carabinieri Francesco Tedesco, Gabriele Aristodemo, Raffaele D’Alessandro, Alessio Di Bernardo, e Gaetano Bazzicalupo, in caserma Cucchi viene perquisito e trovato in possesso di hashish, cocaina, e un medicinale per curare l’epilessia, malattia di cui soffriva. Decisa la custodia cautelare, il giorno dopo si tiene l’udienza per la conferma del fermo in carcere, criticata da Luigi Manconi, direttore dell’Ufficio antidiscriminazioni razziali presso la Presidenza del Consiglio, poiché in tale sede «a Cucchi viene attribuita una nazionalità straniera e la condizione di “senza fissa dimora”, nonostante fosse regolarmente residente in città». Ematomi, difficoltà a parlare, lesioni, ecchimosi, fratture riportate in quei giorni condurranno presto alla morte il giovane, all’ospedale romano Sandro Pertini.
Quando lo arrestarono, come da dichiarazioni del pm Giovanni Musarò durante il processo Cucchi bis, Stefano pesava 43 chili, e solo 37 quando morì dopo sei giorni. «Non mangiava perché aveva dolore, stava male. E per il dolore non riusciva neppure a parlare bene… Non possiamo fare finta che non sia successo niente, di non sapere e di non capire che quel processo kafkiano è stato frutto di un depistaggio». Attualmente, dopo dieci anni di battaglie legali sostenute con forza dalla famiglia Cucchi, e portate avanti con coraggio e dignità dalla sorella della vittima, si è arrivati a un nuovo processo per depistaggio, per cui si terrà la prima udienza il prossimo 12 novembre 2019, mentre il 14 novembre è prevista la sentenza del processo bis per omicidio preterintenzionale ai cinque carabinieri, e quella dell’appello ai cinque medici del Pertini per omicidio colposo. “Dieci anni fa Stefano stava scrivendo quell’ultima, disperata, richiesta di aiuto. Voleva vivere, mio fratello! Poi invece è morto, all’alba, tra l’indifferenza generale di tutti coloro che hanno avuto a che fare con lui in quei sei giorni del suo calvario”, è il post pubblicato alcune ore fa da Ilaria Cucchi su Facebook.
Simona Cocola