Qualche settimana fa, durante il Salone Internazionale del Libro di Torino, sono rimasto colpito da due circostanze. La prima: l’afflusso veramente notevole di visitatori, in modo particolare di giovani, che con un’attenzione, a dire poco ammirevole, si fermavano presso le case editrici per informarsi e chiedere notizie sui libri ed i loro autori, è stata superiore rispetto alle aspettative della vigilia.
La seconda: il consistente numero di piccoli editori che ha partecipato a quest’evento culturale, facendo conoscere l’abbondante attività di produzione di libri. Accanto infatti alle case editrici affermate, che sono presenti in tutte le librerie con i loro autori e che non hanno bisogno di un salone del libro per farsi conoscere e raggiungere dai lettori interessati, ho notato un elevato numero – sottolineo elevato – di editori, che pur non essendo conosciuti da grande pubblico, hanno un fornito catalogo di opere e quindi hanno nel loro aree operative, da un lato, autori che vogliono pubblicare le loro opere e, dall’altro, un discreto numero di appassionati lettori, che apprezzano le scelte editoriali.
A questo punto viene allora spontanea una riflessione sulle case editrici, specialmente sul ruolo di quelle più piccole. Per cercare una risposta e quindi proporla, mi sembra utile una considerazione sulla attuale situazione, con un richiamo a epoche di un passato lontano ma significativo. Questo può permettere l’individuazione di un compito che può ben diventare la missione di una casa editrice dalle modeste ma importanti funzioni anche nella società contemporanea.
L’esame della realtà che ci circonda mette in evidenza un dato: la persona oggi, con tutte le tecnologie di cui dispone, è in grado di collegarsi con tutte le zone del mondo. Non solo usa queste tecnologie per comunicare con ogni persona. Siamo arrivati al paradosso: molte volte si usano i messaggi inviati con il cellulare per dialogare, anche per le questioni più banali, con chi sta ad un metro di distanza oppure si trova nella stanza accanto. In altre parole ogni essere umano vive isolato dalla realtà nella quale è inserito e nello stesso tempo ha contatti internazionali.
È in grado cioè di dialogare con tutti, non è più un ostacolo la distanza, anzi questa è superata grazie alle moderne tecnologie. Tutto questo ha sostanzialmente cambiato la vita di relazione, non esistono più i contatti personali, quei contatti cioè in grado di dare calore e colore alle nostre frasi.
Direi che la caratteristica, sotto questo aspetto, dell’uomo contemporaneo è una profonda solitudine, una solitudine che non serve ad arricchire l’essere umano perché non genera meditazione idonea a confortare, ma produce una angoscia foriera di depressione. A ben guardare poi questo modo di vivere genera anche una rottura con la famiglia e con la comunità nella quale si vive. Quante volte si sente esclamare da parte dei genitori “non conosco più i miei figli”? Questo stato di cose è la conseguenza di un modo di vivere che affida alla comunicazione telematica le relazioni. Il libro in questo contesto viene considerato un bene superato e per molti versi viene considerato inutile.
La situazione che ho appena descritto, ovviamente con caratteristiche diverse, ma con effetti coincidenti, si è già verificata nel passato, anche in un passato per noi molto lontano, ricco però di elementi che fanno pensare. Desidero citare qui un periodo della storia greca, che presenta un ampliamento di confini, che permette qualche richiamo con il mondo contemporaneo. L’epoca alla quale voglio riferirmi è quella dell’ellenismo.
Dopo il periodo dello splendore della civiltà ateniese e di altre città della Grecia che, tra l’altro, alleate seppero bloccare l’invasione persiana, arriva Alessandro Magno, condottiero dalle eroiche virtù. Alessandro Magno infatti riesce a conquistare terre immense ed è in grado di offrire alla Grecia, che fino a quel momento non era andata oltre la dimensione della polis, una dimensione nuova, fatta da un dominio su territori sterminati, con una dimensione nuova, fino a quel momento ignorata dai greci.
Del resto l’ateniese o lo spartano, ma soprattutto il primo, avevano una visione molto limitata della comunità. Vedeva infatti nella polis una comunità perfetta e completa e vedevano nell’agorà, nella piazza cioè, il luogo per esprimere le proprie opinioni ed approvare le proprie leggi.
Alessandro presenta agli occhi dei greci una realtà diversa, di gran lunga più ampia. In quel momento, grazie al Macedone, il greco non è più il cittadino che vive nella polis, ma diventa cittadino dell’universo, che presenta una dimensione fino a quel momento addirittura inimmaginabile.
Questo è l’impero di Alessandro. Proprio per questa sua nuova dimensione prova orgoglio ma nello stesso tempo avverte che sono venuti meno quei legami con gli altri componenti della comunità che gli davano sicurezza, perché erano basati su un rapporto di solidarietà. Se da un lato quindi avverte il fascino di questo nuovo stato di cose, dall’altro scopre di essere “terribilmente” solo e di conseguenza entra in crisi. Si può allora dire che esiste da un punto di vista personale un’analogia l’uomo dell’ellenismo e l’uomo contemporaneo. L’analogia è data dalla solitudine e dal taglio dei contatti con le proprie, cioè dall’isolamento in cui viene a trovare, mentre prova le nuove dimensioni di vita.
Le tecnologie di oggi, come le nuove dimensioni prodotte da Alessandro Magno ieri, hanno generato e continuano a generare solitudine perché isolano l’uomo dal suo contesto, dalla comunità nella quale è inserito.
A questo punto si può ricavare un ruolo, un compito molto importante per le case editrici, in modo particolare per gli editori di dimensioni non eccessivamente grandi. Se l’uomo soffre di solitudine perché ha perso i contatti con la realtà nella quale è inserito si deve in qualche modo offrire a questo uomo isolato la possibilità di riallacciare i rapporti con il suo gruppo. Nasce allora la necessità di riscoprire la propria storia, la storia della sua famiglia, la storia del suo comune, la storia del suo territorio.
In parole povere ma efficaci, l’uomo deve scoprire le proprie radici, perché conoscendo la sua provenienza è anche in grado di predisporre il cammino per il suo futuro.
A ben guardare non solo il territorio è carico di tradizioni che meritano di essere conosciute, collegandole ai luoghi dove si sono sviluppate. Si sa infatti che dietro un momento religioso o civile c’è un nutrito numero di racconti, a volte leggendari, che meritano di essere tramandati. Ed è in questo lavoro che può ben inserirsi una casa editrice, la quale può diventare del territorio testimone importante, acquisendo un ruolo non solo commerciale, ma anche un ruolo di carattere sociale, contribuendo alla salvaguardia di un patrimonio che è risultato sudato di ogni comunità che merita questo nome.
Prof. Franco Peretti
Esperto di metodologie formative