• 28 Dicembre 2024
  • ARTE

Un caporale tedesco trafugò la natura morta dagli Uffizi?

FIRENZE. A trafugare il quadro Vaso di Fiori di Jan van Huysum (1682-1749), uno dei capolavori evacuati dagli Uffizi nelle ville della campagna fiorentina e poi rubato dalle truppe naziste in ritirata potrebbe essere un soldato, il caporale Herbert Stock. Lo proverebbe una lettera inviata ai familiari ed è quanto svela un reportage del settimanale tedesco Der Spiegel.

Il militare tedesco il 17 luglio 1944 scriveva alla moglie Magdalena avvisandola che le avrebbe inviato la tela: “Ho un bel dipinto, fiori su tela. Lo spedisco. Starebbe bene in una cornice dorata”. E così la natura morta degli Uffizi arrivò nella sua città, Halle an der Saale, in Sassonia, vicina a Lipsia. E’ l’ultima traccia certa su dove sia stato il quadro poiché poi, per decenni, pur essendo un’opera certificata, non se ne saprà più nulla. Sulla vicenda c’è un’inchiesta della procura di Firenze e gli Uffizi stanno chiedendo la restituzione alla Germania.

Nei giorni scorsi il direttore degli Uffizi Eike Schmidt, intervenendo a “La vita in diretta” su Raiuno, si è rivolto direttamente alla famiglia tedesca che detiene l’opera affinché la restituisca al museo fiorentino. Ha detto Schmidt: “Voglio lanciare un appello direttamente a queste persone, perché riflettano sulla loro posizione morale. Hanno avuto questo quadro senza averne alcun diritto e nessun pubblico, nemmeno quello tedesco, può vederlo. Dunque io dico loro – ha  continuato –  riportatecelo a Firenze, perché torni nella sala dei putti di Palazzo Pitti dove è stato, legittimamente, dal 1824 in poi e dove potrete sempre tornare a vederlo, insieme a visitatori di ogni parte del mondo”. L’appello di Schmidt a queste persone è dunque questo “anziché continuare a perpetrare questo furto, diventate veri e propri eroi, riportando a Firenze il capolavoro di Jan Van Huysum”.

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Piero Abrate

Giornalista professionista dal 1990, in passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. È stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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