I 30 paesi dell'Alleanza atlantica riuniti per discutere su come fermare la guerra in Ucraina
Parte il vertice straordinario della Nato nel quartier generale di Bruxelles sulla crisi Ucraina. Al tavolo i leader dei 30 paesi dell’Alleanza, ma i lavori saranno aperti da un intervento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Al suo arrivo il primo ministro britannico Boris Johnson ha attaccato duramente Putin: “Il suo regime ha superato la linea rossa della barbarie. Dobbiamo decidere cosa fare per stringere il cappio economico intorno alla Russia“. Per Johnson, “più dure sono le sanzioni, più potremo aiutare gli ucraini e meno la crisi durerà“.
Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha ribadito che non sarà istituita alcuna no-fly zone sui cieli ucraini. “La Nato non manderà né truppe né aerei per evitare una escalation“. Nel summit si discuterà dell’eventuale invio di armi offensive a Kiev, come aerei e carri armati, ma anche questa ipotesi sembra improbabile. Poi un messaggio diretto a Pechino: “Chiediamo alla Cina – le parole di Stoltenberg – di condannare l’invasione e di non dare supporto militare a Mosca“.
Un riferimento non casuale, visto che ieri sera la Cina ha votato a favore della risoluzione della Russia al Consiglio di sicurezza dell’Onu su un piano umanitario per la crisi Ucraina. E’ stato l’unico voto a favore, gli altri 13 membri si sono astenuti. La risoluzione è stata quindi bocciata.
Sta facendo molto parlare e ragionare la mossa di ieri della Russia, di pretendere, dai paesi “ostili“, solo pagamenti in rubli per gas e petrolio. La decisione nell’immediato sosterrà la valuta russa, che infatti ha già recuperato su euro e dollaro. Servono 10 giorni “tecnici” per implementare la novità. Kiev non ci sta e ha fatto subito sapere, tramite il suo ministro degli esteri, che piegarsi al “ricatto” di Putin sarebbe come aiutarlo ad uccidere gli ucraini. “Chiedo alla nazioni più importanti di prendere una decisione saggia e responsabile“, scrive Dmytro Kuleba, secondo il quale quindi, l’Italia dovrebbe rifiutarsi di pagare in rubli e continuare a farlo in euro. Con conseguenze difficili da determinare.