Il presidente russo, in un discorso alla nazione, ha annunciato l'intenzione di riconoscere le due repubbliche separatiste russofone di Donetsk e Lungansk in Ucraina
In un discorso alla nazione il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato che la Russia riconoscerà le repubbliche secessioniste russofone di Donetsk e Lungansk, in Donbass, come stati indipendenti. “L’Ucraina non è un Paese confinante, è parte integrante della nostra storia e cultura“, ha detto Putin.
Una decisa accelerazione della crisi Ucraina. Se infatti le due repubbliche sono di fatto indipendenti da Kiev ormai da anni, Mosca le considerava, almeno formalmente, ancora territorio ucraino. Il loro riconoscimento è il preludio all’ingresso delle truppe russe in quelle zone. Basterebbe infatti una richiesta di aiuto da parte dei governi locali.
E così la mediazione internazionale portata avanti da Francia e Germania, e che nei prossimi giorni avrebbe condotto il presidente del consiglio Mario Draghi a Mosca, subisce una brusca battuta d’arresto. L’appello del cancelliere tedesco Olaf Scholz è stato così disatteso. La presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha subito espresso solidarietà all’Ucraina, annunciando che l’Unione europea reagirà con unità, fermezza e determinazione.
In Italia dal Partito democratico a Forza Italia, da Fratelli d’Italia a Italia viva, tutti chiedono di convocare immediatamente le Camere per discutere la questione. Il segretario del Pd Enrico Letta considera inaccettabile il riconoscimento del Donbass da parte della Russia e aggiunge: “La legge del più forte non può scrivere i confini tra Stati“. Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi ha richiesto una informativa urgente del Presidente del consiglio Mario Draghi. “La preannunciata determinazione della Russia di riconoscere le due repubbliche secessioniste di Donetsk e di Lugansk – si legge in una nota del Movimento 5 stelle – introdurrebbe un grave ostacolo sulla strada del dialogo tra le parti“.