• 4 Novembre 2024
  • DAL MONDO

Ucraina, nella notte di Kiev risuonano ancora le sirene antiaeree

Nel 14esimo giorno di conflitto continuano gli attacchi russi su diverse città ucraine, sia a nord che a sud. Intanto dalle ore 10 locali Mosca ha proclamato un nuovo "cessate il fuoco" per consentire corridoi umanitari

Nonostante ieri la Russia abbia annunciato un nuovo “cessate il fuoco” a partire dalle ore 10 locali di oggi (le 8 in Italia), nella notte diverse aree dell’Ucraina sono state attaccate dalle forze militari russe, tra le quali spicca l’ennesimo assalto a Kiev. Il ministero russo della Difesa ha confermato che resteranno attivi i corridoi umanitari da Kiev, Chernihiv, Kharkiv, Mariupol e Sumy. Solo da quest’ultima città ieri sono stati evacuati circa 5 mila civili e condotti a Poltava, distante 175 chilometri, e nel pomeriggio saranno disponibili i 22 autobus che sono già stati utilizzati ieri per le evacuazioni.

Ma nel quattordicesimo giorno di conflitti per tutta la notte sono risuonate le sirene antiaeree sia nella capitale che in altre città situate a nord, nord-est e a Sud del Paese. A Kiev, nonostante gli attacchi russi, le forze armate ucraine sono riuscite a mantenere il controllo della città e a mantenere salde le posizioni strategiche. Anche a Kharkiv e Vinnytsia sono risuonate le sirene ed è scattata l’allerta per i residenti che si sono spostati in massa dentro i rifugi.

L’ultimo aggiornamento diffuso su Facebook dallo Stato maggiore e riportato dal Guardian parla di combattimenti a nord e nel nordest con “operazioni di combattimento” a Polisky e Volyn, combattimenti nelle aree di Nizhyn, Ivanytsia, Trostyanets e anche nella città di Chernihiv. A sud, secondo i militari ucraini, continuano le operazioni per mettere in sicurezza “aeroporti e infrastrutture cruciali”. Bilancio tragico a Severodonestk, situata nella regione del Donbass, dove 10 persone sono morte a seguito dei bombardamenti sulla città.

Pieno controllo delle forze russe sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia

È ufficiale il controllo totale dei russi della centrale nucleare di Zaporizhzhia, già conquistata alcuni giorni fa. Lo ha annunciato la Guardia nazionale russa. Secondo quanto riferito da fonti russe, le 240 persone responsabili della sicurezza dell’impianto avrebbero deposto le armi.

La notizia è stata confermata anche dal ministro dell’Energia ucraino, Herman Halushchenko, che ha denunciato episodi di tortura nei confronti del personale da parte delle forze armate russe. “Secondo le informazioni in nostro possesso – ha scritto su Facebook -, gli occupanti hanno costretto la dirigenza a registrare un messaggio per utilizzarlo a fini propagandistici. Il personale è fisicamente e psicologicamente esausto”.

La centrale di Chernobyl non trasmette più i dati di monitoraggio all’Aeia

E sempre a proposito di centrali nucleari l’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha fatto sapere che i dispositivi per il monitoraggio a distanza dei materiali nucleari presso la centrale di Chernobyl hanno smesso di trasmettere dati. La comunicazione ufficiale è arrivata dal direttore dell’Aeia Rafael Grossi.

Guerra diplomatica tra l’Occidente e la Russia

Oltre al conflitto armato in Ucraina c’è un altra guerra che la Russia sta combattendo: quella diplomatica contro l’Occidente che giorno dopo giorno promette nuove ritorsioni economiche. Tra i maggiori oppositori delle operazioni militari messe in campo da Putin spiccano gli Stati Uniti. Qualche ora fa il presidente Joe Biden, ha annunciato un ordine esecutivo che vieta l’import negli Usa di petrolio, gas e carbone russi, oltre a nuovi investimenti americani diretti o indiretti nel settore energetico di Mosca.

Mosca non sta a guardare e replica che la Russia sta lavorando ad una risposta “rapida” e “ponderata” alle sanzioni imposte dall’Occidente, che sarà avvertita nelle aree più “sensibili per coloro a cui si rivolge”. Lo ha reso noto il direttore del dipartimento per la Cooperazione economica del ministero degli Esteri di Mosca, Dmitry Birichevsky.

Ucraina

Zelensky disponibile al dialogo, ma non alla resa

Il Pentagono sa che la Russia è disposta a tutto per ottenere quanto richiesto già nel corso dei primi tre round di colloqui diplomatici con i delegati Ucraini (smilitarizzazione dell’Ucraina, riconoscimento della Crimea come territorio russo e riconoscimento dell’indipendenza delle repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk) ed è molto preoccupata dall’andamento del conflitto. Nonostante le perdite di militari, veicoli terrestri e aerei subite nei combattimenti, secondo le stime gli 007 del Pentagono le forze di Mosca sarebbero intatte per circa il 95%.

Motivo per il quale molti capi di stato, ministri degli esteri e diplomatici hanno lanciato un appello al presidente ucraino perché raggiunga un accordo con Putin. E ieri Zelensky ha fatto sapere di essere disponibile a trattare sui territori contesi, ma ha sottolineato di non essere disposto alla resa.

Carlo Saccomando

Classe 1981, giornalista pubblicista. Poco dopo gli studi ha intrapreso la carriera teatrale partecipando a spettacoli diretti da registi di caratura internazionale come Gian Carlo Menotti, fondatore del "Festival dei Due Mondi" di Spoleto, Lucio Dalla, Renzo Sicco e Michał Znaniecki. Da sempre appassionato di sport lo racconta con passione e un pizzico di ironia. Attualmente dirige il quotidiano "Il Valore Italiano".

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati