Nel 96esimo giorno di conflitto tra Russia e Ucraina per quanto riguarda i rapporti diplomatici tra i due paesi si intravede un barlume di speranza nelle ultime dichiarazioni rilasciate dal ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, che ieri in un’intervista rilasciata all’emittente francese Tf1 ha affermato di non ritenere categoricamente chiuse le porte per la ripresa del dialogo con l’Occidente.
Il ministro ha sottolineato l’apertura al dialogo del presidente Putin, il quale non si sarebbe mai rifiutato di avere contatti con i colleghi esteri. E ha colto l’occasione per smentire con fermezza le voci di una possibile malattia che avrebbe colpito il premier russo: “Non credo che le persone sane di mente possano vedere in questa persona i segni di un qualche tipo di malattia o disturbo“, ha dichiarato ricordando che il capo del Cremlino appare in pubblico “ogni giorno”.
In questo senso le parole di Lavrov sono arrivate a Zelensky che qualche ora fa si è detto aperto a presenziare ad un colloquio telefonico trilaterale con i leader di Russia e Turchia, rispettivamente Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan, a condizione che “il presidente della Federazione Russa sia pronto a parteciparvi“.
Una proposta che con tutta probabilità avrà colto di sorpresa anche Erdogan, organizzatore del meeting telefonico in programma oggi, il quale aveva in più occasioni ribadito alla stampa che avrebbe sentito separatamente i due separatamente, così come precisato dal Cremlino ieri.
Ma tra le dichiarazioni dell’intervista di Lavrov che hanno maggiormente destato l’attenzione pubblica spicca quella in merito alla priorità attuale della Russia, che sarebbe quella della liberazione delle regioni di Donetsk e Lugansk dal dominio ucraino. “Il nostro obiettivo – ha spiegato Lavrov – è ovviamente spingere l’esercito e i battaglioni ucraini fuori da queste regioni“. Alla domanda se la Russia intende annettere i territori del Donbass, Lavrov ha risposto che non si può definire annessione ma si tratterebbe dell’esecuzione di “un’operazione militare richiesta dalle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk“.
Una forte esplosione è stata udita a Melitopol, città nella regione di Zaporizhzhia occupata dai russi. Secondo Vladimir Rogov, membro del nuovo consiglio militare imposto alla regione, l’esplosione, è avvenuta in pieno centro, che è stato avvolto da una nube di fumo nero. Secondo una fonte del nuovo governo locale ad esplodere è stata un’auto un’auto parcheggiata vicino a uno degli edifici del municipio. La fonte ha riferito che dietro c’è un gruppo di sabotaggio ucraino.
Inoltre le forze russe sono avanzate verso il centro della città dell’Ucraina orientale di Severodonetsk, nella regione del Lugansk: “I russi stanno avanzando verso il centro della città. I combattimenti continuano, la situazione è molto difficile“. Lo rende noto su Telegram Sergei Gaidai, capo della regione di Lugansk. Gaidai aggiunge che i “soldati russi uccisi non vengono portati via, l’odore di decomposizione ha riempito la zona“.
Ieri notte il presidente Zelensky, nel suo ultimo discorso video, aveva sottolineato che l’esercito ucraino stava facendo tutto il possibile per respingere l’offensiva russa a Severodonetsk, nonostante i russi stessero prendendo d’assalto la città e che i combattimenti avessero causato la messa fuori uso della corrente elettrica e dei servizi di telefonia mobile.
Un attacco ha provocato danni significativi al centro di Novyi Buh. Lo fa sapere il consiglio comunale della cittadina dell’oblast di Mykolaïv che chiede ai residenti di mantenere la calma e di restare nei rifugi o almeno nelle proprie abitazioni.
Sono più di un milione e 550mila i rifugiati giunti sul territorio della Federazione russa dalle (autoproclamate) repubbliche di Donetsk e Lungansk e dall’Ucraina. Lo ha dichiarato oggi una fonte delle forze dell’ordine all’agenzia russa Tass. “Secondo gli ultimi rapporti, oltre 1 milione e 550mila persone sono arrivate in Russia dall’Ucraina e dalle repubbliche del Donbass, tra cui più di 254mila bambini”, ha affermato la fonte, aggiungendo che la maggior parte delle persone è arrivata dalle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk.