Nel giorno in cui la guerra in Ucraina è giunto al 156esimo giorno la prima nave cargo carica di grano si appresta a salpare dal porto di Odessa così come stabilito dall’accordo siglato tra Mosca e Kiev a Istanbul. Anche se una fonte a Ria Novosti afferma che partirà regolarmente a meno che “non ci saranno cause di forza maggiore a bloccare l’operazione”.
Ma se da un lato la diplomazia fa qualche passo avanti il conflitto a fuoco prosegue senza tregua: da alcuni giorni la controffensiva ucraina è all’opera con l’obiettivo di riconquistare aree chiave del Paese come la città di Kherson. Il tutto mentre l’esercito di Putin risponde con una pioggia di fuoco che si avvicina pericolosamente alla capitale.
Intanto ieri sera le forze russe hanno bombardato Bakhmut, situata nella regione di Donetsk, provocando la morte di 8 persone e il ferimento di altri 19. La notizia è stata resa nota su Telegram dal capo della regione di Donetsk, Pavlo Kyrylenko, come riportano i media ucraini. “Si sa già di almeno tre morti e tre feriti. Danneggiati sei condomini e sei case private“, ha affermato Kyrylenko.
E nella notte altre bombe sono cadute nell’oblast meridionale ucraino di Kherson provocando sette morti e sei feriti. Negli attacchi sono state distrutte o danneggiate diverse case in quattro insediamenti. Secondo quanto riferito, le forze russe hanno rubato veicoli civili e una nave passeggeri che avrebbero utilizzato per attraversare il fiume Dnipro nell’area del ponte Antonivsky danneggiato.
“Ogni giorno combattiamo affinché tutti sul pianeta capiscano che non siamo una colonia o un’enclave o un protettorato“. È quanto ha affermato ieri il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in occasione della celebrazione della Giornata della sovranità ucraina. “Vivere in cattività non è vivere“, ha aggiunto, promettendo che gli ucraini “combatteranno fino alla fine, fino all’ultimo respiro, fino all’ultimo proiettile, fino all’ultimo soldato“.
Il Senato degli Stati Uniti chiederà al segretario di Stato Antony Blinken di designare la Russia come ‘Stato sponsor del terrorismo‘. Il Senato americano ha infatti approvato all’unanimità una risoluzione non vincolante che definirà la Russia come ‘Stato sponsor del terrorismo‘ per le sue azioni in Ucraina, Cecenia, Georgia e Siria e che hanno portato all’uccisione di migliaia si “uomini, donne e bambini innocenti“.
Situazione che potrebbe complicare il possibile incontro tra Blinken e il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov che ieri all’agenzia di stampa Inferfax ha così dichiarato: “la richiesta di colloquio con Blinken quando il tempo lo consentirà, il ministro attualmente ha un’agenda troppo fitta“. Mercoledì il segretario di Stato americano, Antony Blinken, aveva asserito che nei prossimi giorni avrebbe avuto una telefonata con Lavrov per discutere dei cittadini americani detenuti in Russia e della crisi del grano.