Una discussione per una questione di soldi. Per questo futile motivo sarebbe morta Agitu Gudeta, la rifugiata etiope di 42 anni diventata simbolo di integrazione per il ‘successo’ della sua azienda agricola ‘bio’ la ‘Capra Felice‘, undici ettari e ottanta capre autoctone nella Valle dei Mocheni, in Trentino.
La donna è stata trovata morta nella sua abitazione, a Frassilongo, in provincia di Trento, e a quanto emerge sarebbe stata colpita alla testa da un martello. Sarebbero stati i vicini a trovare il corpo senza vita in camera da letto, allertati da un conoscente della vittima che si era preoccupato non vedendola arrivare ad un appuntamento.
Uno dei dipendenti della donna, fermato nella notte e interrogato dai carabinieri, guidati dal comandante provinciale Michele Capurso, ha confessato l’orrendo delitto. Si tratta di un uomo di 32 anni, ghanese, Adams Suleimani, che nell’azienda agricola era una sorta di pastore: il suo incarico era quello di far pascolare le capre. Dall’interrogatorio è emerso un particolare agghiacciante: la Agitu è stata violentata mentre era a terra agonizzante.
In un primo momento le indagini dei carabinieri si erano concentrate su un uomo della Valle dei Mocheri che nel 2018 era stato denunciato dalla Agitu per aver subito minacce e un’aggressione a sfondo razziale. Secondo quanto riferiscono i media locali l’uomo, che abita nella baita accanto all’abitazione della imprenditrice bio, aveva apostrofato la donna con la frase: “Sporca negra te ne devi andare”. Inoltre l’uomo si era scagliato anche contro il casaro del Mali che prestava servizio presso l’azienda agricola di Agitu.
Proprio lo scorso gennaio, l’autore della violenza era stato condannato a 9 mesi per lesioni dal Tribunale di Trento, mentre l’accusa di stalking finalizzato alla discriminazione razziale era stata lasciata cadere, contrariamente a quanto aveva chiesto il pm.
Agitu, nata ad Addis Abeba nel 1978, aveva studiato sociologia all’Università di Trento e poi era tornata nel suo Paese. Nel 2010, a causa della situazione di conflitto interna, aveva fatto ritorno in Italia e nella Valle dei Mocheni, dove dal Medioevo vive una minoranza di lingua tedesca, aveva dato vita alla sua azienda della quale si erano occupate anche trasmissioni televisive e riviste come Vanity Fair.
Aveva aperto a Trento un punto vendita di formaggi e prodotti cosmetici a base di latte di capra. Sul suo profilo Facebook qualche giorno fa aveva scritto: “Buon Natale a te che vieni dal sud, buon natale a te che vieni dal nord, buon natale a te che vieni dal mare, buon natale per una nuova visione e consapevolezza nei nostri cuori”.
Carlo Saccomando