In edicola usciva il 26 settembre 1986 il primo albo di Dylan Dog, ma con data ufficiale di copertina ottobre 1986, e, col titolo “L’alba dei morti viventi”, presentava già quell’aria di mistero che ancora oggi circonda il protagonista. Edito da Sergio Bonelli, e ideato dal giornalista e scrittore Tiziano Sclavi, diventerà in poco tempo un fumetto di culto. Le avventure di Dylan, tra personaggi mostruosi, tratti surrealistici, e dosi d’ironia, si sono evolute negli anni verso una certa “sophisticated horror comedy”. Il fumetto più venduto in Italia è arrivato al milione di copie mensili acquistate, con critici e intellettuali schierati al suo fianco. L’inglese Dylan Dog, affascinante detective trentenne che si occupa di casi insoliti, vive a Londra in un appartamento che ospita oggetti mostruosi, così come mostruoso è l’urlo che fa il campanello di casa quando qualcuno suona. Tutto ciò che lo circonda è enigmatico: Dylan vive, infatti, in una dimensione soprannaturale, e i suoi clienti hanno a che fare con questo tipo di realtà.
Non è interessato al guadagno, quanto a indagare l’ignoto. Il sentimentale Dylan Dog non rappresenta un eroe moderno, ma più un uomo che prova a capire ciò che è irrazionale, in particolare i segreti dell’inconscio. Lo caratterizzano l’amore per le donne, per il clarinetto, la forza e la tenerezza insieme, le sue giacche nere, le camicie rosse e i jeans, oltre ad adorare il cinema, la lettura, la pizza, e a stare dalla parte degli animali. Alle spalle ha lasciato la dipendenza dall’alcol. Le vicende che vive si svolgono quasi sempre a Londra, o in Inghilterra, e spesso i racconti di fantasia diventano il pretesto per cominciare, dal protagonista, ad affrontare tematiche sociali quali l’emarginazione, la vivisezione, la droga, il razzismo, la violenza, e i soprusi del potere. Nel tempo Dylan Dog si è trasformato da fumetto a fatto culturale e di costume, tanto che, oltre alle tematiche toccate e a come sono raccontate, l’indirizzo della casa del detective, Craven Road 7, è un omaggio al regista Wes Craven, e pare che molti lettori si siano recati in pellegrinaggio a quell’indirizzo a Londra.
Simona Cocola