ROMA. Nel nostro Paese tre milioni di persone soffrono di depressione, di cui oltre 2 milioni sono donne. Una malattia spesso non trattata adeguatamente: un milione infatti ce l’ha in forma maggiore (grave), ma solo la metà viene trattato correttamente e tempestivamente. I numeri sono stati esaminati il mese scorso in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale e come ci spiega Claudio Mencacci, presidente della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia, “i disturbi mentali sono la principale causa di morte, disabilità e impatto economico al mondo, e sono molto più frequenti di quanto si possa pensare. Ecco perché dovrebbero essere considerati la principale sfida per la salute globale del XXI secolo”.
E’ una malattia decisamente in aumento il cosiddetto male di vivere, come dimostrano i dati più recenti. Tra il 2005 e 2015 infatti il numero di casi è cresciuto del 20% e oggi la depressione coinvolge nel mondo oltre 300 milioni di persone, tanto da essere diventata la prima causa di disabilità a livello globale (fino a 20 anni era al quarto posto). Una patologia che può avere risvolti molto gravi.
Non è un caso se la Giornata Mondiale di quest’anno, che si è tenuta lo scorso 20 ottobre, è stata dedicata alla prevenzione del suicidio. La depressione maggiore infatti, se non trattata correttamente, è associata ad un’elevata mortalità, stimata intorno al 15 per cento. Nei pazienti con disturbi dell’umore, uno su tre arriva a cercare di togliersi la vita almeno una volta nella vita.
Nel mondo circa 800 mila persone muoiono ogni anno per suicidio che è ritenuto la seconda principale causa di morte tra i 15 e i 29 anni secondo il report del World Mental Health Day 2019 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Sovente i farmaci non bastano per trattare efficacemente la depressione in forma grave. Un terzo dei pazienti affetti dalla patologia in forma maggiore, seppur trattato con terapie corrette, non risponde ai trattamenti tradizionali.