Nel weekend che avrebbe dovuto sancire la ripartenza di molti settori costretti da svariati mesi alla chiusura forzata, causa emergenza Covid, si è trasformato invece in un fine settimana tragico. L’Italia intera piange per le 14 persone scomparse nell’incidente accaduto ieri mattina sulla funivia dello Stresa-Mottarone, a seguito dello schianto al suolo della cabina. La fune dell’impianto ha ceduto poco prima di arrivare in vetta, a cento metri circa dall’ultimo pilone, in uno dei punti più alti della funivia.
L’unico superstite in vita è un bambino di 5 anni, Eithan Biran, ricoverato in prognosi riservata all’ospedale Regina Margherita di Torino, le cui condizioni al momento sono molto gravi. Dopo l’arrivo in ospedale è stato intubato e sedato. Il piccolo è il figlio di una giovane coppia di genitori israeliani residenti a Pavia, Amit Biran e Tal Peleg, entrambi deceduti nell’incidente insieme al fratellino di 2 anni Tom Biran. In ospedale, nella tarda serata di ieri, è arrivata la zia del bambino, sorella del padre, medico in un carcere nel Pavese.
Oltre alla famiglia residente a Pavia sono morti Konisky Barbara Cohen e Itshak Cohen, anch’essi israeliani, Serena Cosentino e il fidanzato iraniano Shahaisavandi Mohammadreza, residenti a Diamante (Cosenza), Silvia Malnati e Alessandro Merlo, fidanzati di Varese, Vittorio Zorloni, Alessandra Persanini e il figlio Mattia di 6 anni , i coniugi Angelo Vito Gasparro e Roberta Pistolato, originari di Bari e residenti nel Piacentino.
Ora toccherà alla Procura di Verbania tentare ricostruire l’esatta dinamica di quanto accaduto ieri. Sull’incidente la procura di Verbania ha aperto una inchiesta e il ministero delle Infrastrutture ha istituito una commissione ispettiva. “L’area è stata posto sotto sequestro, tutto dovrà essere oggetto di verifica“, spiega il procuratore di Verbania, Olimpia Bossi, che al momento ipotizza i reati di omicidio plurimo colposo e lesioni colpose.
Secondo quanto emerge da fonti vicine alla Procura i primi accertamenti irripetibili sul cavo trainante, che si è spezzato, e sul sistema frenante di sicurezza, che non sarebbe entrato in funzione, potrebbero essere affidati a breve ad alcuni periti. L’inchiesta dovrà stabilire per quale motivo si sia rotto il cavo e il mancato funzionamento del freno di emergenza.
Il responsabile del soccorso alpino, Matteo Gasparini, tra i primi a giungere sul posto, propende per l’ipotesi di un doppio problema, anche se al momento è più corretto parlare di supposizioni. Secondo lo stesso Gasparini la mancata attivazione del freno, a seguito della rottura del cavo, avrebbe innescato la tragica fatalità: la cabina avrebbe preso improvvisamente velocità, cominciando a scendere e finendo inesorabilmente catapultata fuori dai cavi di sostegno.
Dopo la chiusura tra il 2014 e il 2016, quattro anni fa la funivia, di proprietà del Comune di Stresa, ma gestita da una società privata, era stata sottoposta a importanti interventi di riqualificazione. Da allora la manutenzione era stata sempre effettuata, come assicura l’avvocato milanese della società che gestisce l’impianto, Pasquale Pantano: “I controlli, le verifiche, erano tutte a posto. Poi quel che è accaduto è tutto da verificare“, afferma il legale, lasciando il Mottarone dopo un sopralluogo con i soccorritori e le forze dell’ordine.
Il presidente di Leitner, azienda di Vipiteno che si occupava della manutenzione dell’impianto, l’ultimo controllo magnetoscopico della fune è stato effettuato nel novembre del 2020 e gli esiti dello stesso non hanno fatto emergere alcuna criticità. Ora spetterà alle indagini appurare l’attendibilità delle verifiche effettuate nel recente passato.