Anche questa mattina sono riprese le ricerche dei 13 dispersi sulla Marmolada. Il sistema è lo stesso utilizzato ieri: in totale verranno impiegati 4 droni dotati di termocamere, due nella parte alta e due in quella medio-bassa del seracco che si è staccato domenica travolgendo gli alpinisti che stavano cercando di raggiungere la vetta. La base delle squadre e dei comandi dei droni si trovano al Rifugio Capanna Ghiacciaio, struttura sfiorata dalla valanga e miracolosamente scampata alla tragedia.
Inoltre ci sarà il supporto di un elicottero speciale della Guardia di finanza in grado di localizzare i segnali dei cellulari anche se sepolti sotto metri e metri di neve. Mentre da domani, o al massimo il giorno seguente, il Soccorso alpino tenterà l’ispezione del ghiacciaio della Marmolada “vista-udito” con specialisti delle ricerche e con unità cinofile.
Al momento il bilancio è di 7 vittime accertate, 5 identificate e riconosciute dai parenti, e di 8 feriti, due dei quali in maniera grave. Le persone che hanno perso la vita sono Davide Miotti, 51 anni, guida alpina di Tezze sul Brenta, la moglie Erica Campagnaro, anche lei scalatrice e grande appassionata di montagna, Paolo Dani, 52 anni, guida alpina di Valdagno, Filippo Bari, 27 di Malo (Vicenza) che aveva inviato un selfie ai familiari poco prima del disastro e Tommaso Carolo, 48 anni, export manager di Thiene
“I soccorritori sono eccezionali, tutti, tutti: il Soccorso alpino, i Vigili del fuoco, la Protezione civile, altri volontari. Stanno operando in maniera puntuale, anche questa mattina. Stanno utilizzando i droni, gli elicotteri. Ci si cala in sicurezza, per recuperare eventualmente il reperto e si torna su, perché muoversi sopra questa massa di ghiaccio e rocce che potrebbe muoversi ancora non più assolutamente sicuro. Non possiamo rischiare altre vite umane“. Così Luca Zaia, presidente del Veneto, sui soccorsi che sono ripartiti questa mattina alle 8 da Canazei e da passo Fedaia per una ricognizione sul ghiacciaio della Marmolada.
In queste ore è scattata l’allerta anche dal lato opposto delle Alpi: in Val Ferret cresce il rischio di crolli dal ghiacciaio di Planpincieux, sul versante italiano del massiccio del Monte Bianco.
Gli esperti hanno sottolineato che dopo un inverno quasi senza neve, una primavera e un inizio estate segnati dalla carenza di pioggia, si è aggiunto il caldo record registrato nei mesi di maggio e giugno. Una situazione che ha sconvolto l’ecosistema: infatti nell’ultimo mese, per 25 giorni lo zero termico in Marmolada è stato oltre quota tremila. Per sette volte la temperatura, ai 3343 metri di Punta Penia, ha superato i 10 gradi. Il 20 giugno il primato di 13 gradi in vetta: l’altro ieri, al momento del crollo, erano 10,7.
“In poche settimane– ha spiegato dice Gino Comelli, capo del Soccorso alpino Fassano – per un quarto di secolo, sotto il ghiacciaio precipitato si è formato un accumulo immenso di acqua“. Lo scioglimento del ghiaccio, che prima impiegava decenni, è avvenuto in soli due mesi e non ha trovato una via d’uscita nei torrenti sotterranei.
“La pressione dell’acqua, tra ghiaccio e roccia, si è rivelata una bomba: ha sollevato il ghiaccio fino a lanciarlo nel vuoto. Visti caldo e siccità, il processo non era solo evidente. Era visibile” ha aggiunto Comelli.