In questi giorni la nostra amata Italia sta fronteggiando una situazione epidemiologica che presenta preoccupanti aspetti di criticità, con il conseguente accentuarsi dei disorientamenti e dei malcontenti sul piano economico, oltre che su quello sanitario. La politica – quella seria e competente – non può estraniarsi dal proprio ruolo pragmatico di analisi e soluzione dei problemi, con l’ausilio di visioni complementari, chiare ed elastiche. La politica di per sé non deve mai andare in quarantena.
Occorre partecipare ai dibattiti con senso del dovere e tanta voglia di contribuire a risollevare le sorti del Paese. Nei dibattiti però devono essere presenti tutti, anche coloro che sono spesso aprioristicamente indicati come minoritari. Occorre far esprimere democraticamente tutte le idee, anche quelle fiscalmente più dissacranti. L’altare su cui far ragionare le dialettiche politiche, invero, non è la statolatria bensì la democrazia pluralista, ed in essa nonché attraverso di essa il benessere degli individui.
Oggi parliamo della gestione delle criticità sanitarie ed economiche attuali con Andrea Bernaudo, presidente del movimento politico Liberisti Italiani e candidato sindaco di Roma.
“Il governo non ha programmato l’assistenza domiciliare. Ha imposto il primo lockdown più feroce del mondo occidentale, mettendo in ginocchio la nostra già precaria economia, asfissiata di tasse e burocrazia, e poi ha perso tempo con banchi a rotelle, bonus bici e monopattini, altre amenità dirigiste vanificando l’incredibile sacrificio imposto agli italiani. Non ha programmato di utilizzare le abitazioni private che lo consentono e/o gli alberghi vuoti per i malati Covid-19 non gravi, né di dotarli di saturimetro mettendoli in contatto con idonei assistenti. Tutto questo avrebbe evitato che la seconda ondata finisse per mandare in tilt i pronto-soccorso e i posti letto normali degli ospedali. Le zone rosse o gialle sono determinate più che dalla diffusione del contagio, dal numero di posti letto presenti negli ospedali, sia in riferimento a quelli normali che alle terapie intensive. Secondo noi il problema è lì. Il Covid in massima parte è una malattia curabile da casa, o comunque non in ospedale. Andava organizzata l’assistenza domiciliare e andavano utilizzate le strutture alberghiere per la maggioranza di malati Covid non gravi che oggi intasano pronto-soccorso e ospedali, tra l’altro mettendo a rischio anche chi ha malattie gravissime come tumori e chi viene colto da infarto o subisce un incidente stradale”.
“Le attività produttive in Italia sono tutte in crisi, perché questo clima di incertezza del futuro e il sostanziale impoverimento di una larga parte del Paese colpiscono tutti coloro che sono e vivono sul mercato privato. Il governo doveva evitare di parlare di fantamiliardi, che si moltiplicavano per magia, avrebbe dovuto innanzitutto fermare la riscossione fiscale del pregresso, dimezzare quella dell’anno 2020 relativa ai redditi del 2019 e predisporre una riforma complessiva riducendo la pressione fiscale su tutte le attività produttive al 15%. Avrebbe dovuto fare questo sia per le società che per le ditte individuali e i professionisti con partita IVA, che incredibilmente hanno parametri diversi. Invece il governo con la mano destra concede ‘ristori’ selettivi sulla base di cali di fatturato comparati nello stesso mese, il che fa diventare il contributo una sorta di terno all’otto, una lotteria, dimostrando ancora una volta di non avere alcuna cultura d’impresa”.
“Poi con la mano sinistra continua a riscuotere le tasse più alte del mondo su tutte le attività produttive, come se nulla fosse. Il 16 di questo mese scadono INPS, IVA, poi il saldo della dichiarazione del 2019, gli acconti. Il solito inferno”.
“Serve una detassazione, non foss’altro per consentire alle attività produttive di resistere alla pandemia. Come pensano i signori al governo che si possa risollevare l’economia con questo livello di pressione fiscale? Domande semplici a cui il governo del “+stato!” non può rispondere, perché per mantenere il controllo dirigista e alimentare una spesa pubblica fuori controllo e mal gestita, ha bisogno di spremere fino al midollo chi rischia per produrre. Serve una svolta liberista per salvare la nostra economia, serviva da trent’anni, oggi è questione di vita o di morte per centinaia di migliaia di aziende e milioni di posti di lavoro”.
“Recentemente Provenzano, Ministro del sud, dalla Gruber ha detto più o meno questo: ‹‹parlare di diseguaglianze contrapponendo le imprese e chi soffre in questa pandemia con gli infermieri e i dipendenti pubblici è un errore››. Infatti le diseguaglianze sono tra chi soffre, ossia il comparto privato con imprese, partite IVA e loro dipendenti, da un lato, e i burocrati, mandarini e centinaia di migliaia di lavoratori del comparto pubblico che non sono in prima linea. Medici, infermieri e forze dell’ordine sono lavoratori sottopagati rispetto alla media europea e a loro va il massimo rispetto. È inutile che i campioni dello statalismo li utilizzino come foglia di fico per coprire un mondo dorato di funzionari pubblici e parapubblici – come nelle partecipate – che sono a casa, in smart working, a stipendio pieno, che non hanno alcun ruolo in questa pandemia, se non quello di essere dei privilegiati rispetto ai produttori e ai loro collaboratori. Come si fa a negarlo?”.
“Per Roma Capitale non servono ‘personaggi famosi’ o ‘di peso’, né tantomeno politicanti da talk show. Serve il coraggio di cambiare sistema. Il sistema-Roma è l’emblema del fallimento dello statalismo. Un sistema fatto di società municipalizzate e di una miriade di centri di costo e di società di servizi in house, un sistema dove il controllore è lo stesso che deve essere controllato. Un sistema che non ha funzionato, non può funzionare e che va smantellato. La politica deve uscire dalla gestione dei servizi, che vanno restituiti alle eccellenze del privato, attraverso le gare, anche internazionali, perché Roma è patrimonio dell’umanità. Efficienza, questo serve a Roma, e si può ottenere con un’altra visione politica, liberale e liberista. Per fare tutto questo serve coraggio, molto, ma anche buon senso. Noi siamo in campo per questo. Quel che vale per Roma vale per l’Italia intera. Parte da Roma – con Liberisti Italiani e con chi vorrà – il comitato di liberazione nazionale dallo statalismo”.
Ringraziamo Andrea Bernaudo per averci raccontato le sue critiche e i suoi spunti di riflessione sulla gestione delle crisi di questo periodo tragico per l’Italia, entrando nel vivo delle ottiche liberiste contemporanee che lo caratterizzano.
Luigi Trisolino