Si tratta di una truffa che avrebbe fruttato ad un'associazione criminale circa 30 milioni: 22 le misure cautelari eseguite
Le Fiamme Gialle hanno sgominato un’associazione criminale, con base nella provincia di Torino, imperniata intorno al meccanismo dei cosiddetti “certificati bianchi” (o TEE, Titoli di Efficienza Energetica), principale strumento di promozione dell’efficienza energetica in Italia, introdotto nel nostro ordinamento a partire dal 2005. Una truffa avrebbe fruttato nelle casse dell’organizzazione circa 30 milioni di euro.
Questa mattina i militari della Guardia di Finanza di Torino, nell’ambito dell’operazione denominata “Bianco sporco“, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Torino nei confronti di 22 persone, dislocate su tutto il territorio nazionale, indiziate di appartenere, a vario titolo, a un’associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, riciclaggio, autoriciclaggio e bancarotta fraudolenta, nel settore dell’efficientamento energetico.
Per 13 degli indagati è stata disposta la custodia in carcere, 3 soggetti sono destinatari della misura cautelare degli arresti domiciliari e 6 avranno l’obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria.
Nelle attività di esecuzione dei provvedimenti della Magistratura sono stati impiegati oltre 300 finanzieri operanti in Piemonte (province di Torino, Alessandria, Cuneo e Verbania), Lombardia (provincia di Milano), Liguria (provincia di Savona), Veneto (provincia di Vicenza), Emilia-Romagna (province di Bologna, Modena e Rimini), Calabria (provincia di Crotone) e Sicilia (provincia di Messina).
L’inchiesta era stata avviata nel 2018 dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria Torino e coordinata dalla Procura della Repubblica del capoluogo piemontese. Alla base del meccanismo per l’ottenimento dei certificati bianchi vi è l’obbligo, da parte delle aziende distributrici di energia elettrica e gas con più di 50mila clienti finali, di conseguire annualmente determinati obiettivi di risparmio energetico.
Tali aziende possono assolvere al proprio obbligo realizzando progetti di efficienza energetica che diano diritto ai “certificati bianchi”, oppure acquistando i certificati stessi da altri operatori del settore, le cosiddette Energy Service Company (E.S.Co.), società che scelgono volontariamente di realizzare progetti di riduzione dei consumi negli usi finali di energia. Il Gestore dei Servizi Energetici S.p.a. (GSE), società a partecipazione pubblica, riconosce sia alle aziende distributrici, sia alle E.S.Co. un controvalore in certificati in misura corrispondente al risparmio di energia derivante dagli interventi realizzati.
I certificati sono poi liberamente scambiabili sul mercato dei Titoli di Efficienza Energetica a cura del Gestore dei Mercati Energetici S.p.a. (GME). Il meccanismo si esaurisce con la presentazione annuale dei “certificati bianchi” presso il GSE da parte delle aziende distributrici che, in tal modo, dimostrano il raggiungimento degli obiettivi di risparmio prefissati e, contestualmente, maturano il diritto all’ottenimento di un contributo tariffario in denaro da parte della Cassa per i Servizi Energetici e Ambientali (CSEA). L’entità del contributo pubblico erogato dalla Cassa è parametrato al valore di mercato dei “certificati bianchi” scambiati e viene finanziato, in ultima analisi, da tutta la collettività, attraverso i prelievi operati sulle bollette energetiche alla voce “oneri di sistema” (per l’energia elettrica, componente tariffaria UC7).
Le attività d’indagine, avviate a seguito di specifici spunti investigativi, sono state svolte mediante lo sviluppo di segnalazioni di operazioni sospette, l’esecuzione di intercettazioni telefoniche e indagini finanziarie nonché l’esame di ingente documentazione.
Più in particolare il meccanismo fraudolento si sarebbe articolato in tre fasi. Il Primis le società italiane, aventi qualifica di E.S.Co., presentavano al G.S.E. documentazione comprovante la realizzazione di progetti relativi a lavori di efficientamento energetico rivelatisi fittizi (ad es. lavori di installazione caldaie, collettori o cappotti termici mai effettuati, dati identificativi dei soggetti destinatari dei lavori alterati/inesistenti ovvero dati catastali risultati fittizi o non riconducibili a soggetti beneficiari dei medesimi progetti). Al riguardo, dall’esame di oltre 1000 progetti presentati al G.S.E., 508 sono risultati fittizi.
Sulla base della documentazione presentata, le E.S.Co. ottenevano così l’indebita assegnazione di “certificati bianchi”, successivamente posti sul mercato gestito dal G.M.E. e quindi monetizzati. In merito, le operazioni di compravendita analizzate hanno riguardato oltre 300.000 TEE.
Infine responsabili delle ES.C.o. procedevano a trasferire parte del denaro così ottenuto in Italia e all’estero (Lituania, Inghilterra, Romania e Bulgaria) su conti correnti intestati sia a società a loro riconducibili, sia a soggetti terzi, giustificando tali movimentazioni con fatturazioni attestanti ipotetiche prestazioni di servizio e/o cessioni di beni. Una volta ricevuto sul proprio conto corrente le somme di denaro provenienti dalla truffa, si procedeva con prelievi sistematici, presso bancomat e sportelli bancari, anche acquistando oro e oggetti preziosi. In tal modo sarebbero stati riciclati oltre 13 milioni di euro.
Il profitto della truffa, nella fase d’indagine attualmente in corso, è stato quantificato in circa 30 milioni di euro.