• 26 Novembre 2024
  • DAL MONDO

Teheran: si è dimesso il Ministro Zarif, più potere ai Pasdaran

TEHERAN. C’è qualcosa di inquietante dietro le dimissioni del Ministro degli esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif. Anche se non sono note le ragioni ufficiali delle dimissioni dell’artefice dell’accordo sul nucleare iraniano, non è difficile immaginare chi ci guadagna da questo evento che getta benzina sul fuoco della politica mediorientale e globale. Mohammad Javad Zarif non è infatti un personaggio qualsiasi.

Al di la del fatto che si possa essere d’accordo o meno con la politica estera implementata da Zarif, non si può non ammettere che ci si trovi di fronte a uno degli uomini politici più importanti del mondo, non solo del Medio Oriente. Scaltro nelle trattative ma non intransigente, per anni ha guidato la politica estera di Teheran usando sapientemente la carota e il bastone. E’ riuscito nell’ impresa quasi impossibile di far passare un accordo sul nucleare iraniano, il cosiddetto Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), che nei fatti era favorevole solo a Teheran. Amato dall’Alto Rappresentante della politica estera europea, Federica Mogherini, idolatrato da Barack Obama, rispettato da Putin e dal suo Ministro degli esteri, quel Sergej Lavrov con il quale ha creato dal nulla proprio quel JCPOA che è il più grande inganno della storia moderna, non è però riuscito a far passare la linea secondo la quale la priorità per l’Iran non sono le guerre o il sostegno ai gruppi terroristici, ma una ripresa economica che potesse traghettare il paese fuori dalla terribile crisi economica che lo attanaglia. Odiato dai Guardiani della rivoluzione islamica, i Pasdaran, i quali non gli hanno mai perdonato di aver limitato le loro ambizioni nucleari, ha puntato tutto sul JCPOA come mezzo per “normalizzare” le relazioni tra Iran e resto del mondo. Una scommessa persa dopo che Donald Trump ha deciso di uscire da quell’accordo così fortemente voluto da Obama.

E quasi certamente c’è proprio questa scommessa persa alla base delle sue dimissioni. Non tanto per il mancato raggiungimento dell’obiettivo prefissato, quanto piuttosto per le enormi pressioni interne provenienti dal potentissimo Corpo dei Guardiani della Rivoluzione. Ed è proprio questa la parte inquietante di tutta questa storia perché,  la sconfitta di Zarif è la vittoria dei Pasdaran. Questo non è buono. Zarif, per quanto non propriamente un santo, aveva creato attorno a se una solida base di sostegno internazionale che nonostante l’uscita degli USA dal JCPOA e le annunciate sanzioni, seppur tra mille difficoltà riusciva comunque a mantenere in piedi il suo progetto. Questo “barlume di speranza” era l’unica cosa che teneva a freno le ambizioni “guerreggianti” dei Pasdaran che ora invece avranno campo libero nell’implementare il loro progetto, un progetto che se ne infischia della ripresa economica e del benessere della popolazione iraniana ma che mira unicamente a quello che è l’essenza stessa del regime degli Ayatollah, cioè esportare la rivoluzione islamica in tutto il mondo. Le dimissioni di Zarif indeboliscono anche il Presidente iraniano, Hassan Rouhani, che aveva fatto sua la politica “meno guerreggiante” del suo Ministro degli esteri e che per questo si era scontrato con gli stessi Pasdaran e persino con la guida suprema iraniana, l’Ayatollah Ali Khamenei. Ora, sebbene il Presidente iraniano abbia respinto formalmente le sue dimissioni, è difficile che Mohammad Javad Zarif possa tornare indietro. E non bisogna essere dei veggenti per immaginare che il suo posto verrà preso da un uomo vicino ai Guardiani della Rivoluzione. Questo vuol dire un cambio totale della politica estera iraniana, vuol dire che l’Iran diverrà ancora più aggressivo e che una guerra con Israele diventa ogni giorno più vicina. Potrebbe essere persino imminente perché senza nessuno che mette loro un freno i Pasdaran useranno qualsiasi scusa per attaccare Israele. E non dimentichiamo che in Siria, a pochi chilometri dal confine con lo Stato Ebraico, i Pasdaran hanno un intero esercito pronto a riversarsi sul Golan e in Galilea.

E nonostante la “felicità di circostanza” mostrata ieri dal Premier israeliano, Benjamin Netanyahu, per le dimissioni di Zarif, nessuno in Israele crede veramente che questa sia una buona notizia. Da ieri l’intelligence israeliana è in fermento, tutti i canali di ascolto hanno potenziato le loro “antenne”. Per di più tutto questo avviene proprio quando i gruppi terroristici finanziati da Teheran, cioè la Jihad Islamica ed Hezbollah, mostrano i muscoli e minacciano .Inutile negare che le dimissioni di Zarif aumentano e non di poco le possibilità di un devastante conflitto tra Iran e Israele. In Iran è passata la linea dura dei Pasdran e ben presto ne vedremo le conseguenze.

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Giuseppe Muri

Giornalista pubblicista dagli Anni Ottanta, si occupa di cronaca e di costume. Ha lavorato per un lungo periodo nelle redazioni di testate locali piemontesi. Appassionato di storia, ha svolto alcune inchieste legate a fatti importanti che hanno caratterizzato il Novecento italiano.

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