La giustizia svedese è stata costretta a restituire 1,1 milioni di euro in bitcoin a un trafficante di droga in carcere, a causa dell'evoluzione dei prezzi.
Questa vicenda sembra incredibile, ma testimonia il ruolo che il bitcoin può svolgere in alcune pratiche illegali. In Svezia, un trafficante di droga che sta scontando una pena detentiva ha potuto ricevere più di un milione di euro dalle sue attività criminali, generosamente restituiti dalle autorità.
La generosa restituzione è dovuta all’aumento del prezzo di bitcoin e un ad un vuoto giuridico in materia, secondo quanto riporta venerdì 20 agosto dal sito specializzato Decrypt. Il pubblico ministero svedese ritiene quindi che la legge dovrà essere adattata all’età delle criptovalute.
Il trafficante è stato infatti pagato in bitcoin, una valuta virtuale il cui prezzo può subire variazioni estremamente ampie. Nell’ultimo anno, il prezzo di un bitcoin è variato da circa 9.000 a oltre 50.000 dollari. Il trafficante aveva accumulato 36 bitcoin che, secondo la legge svedese, sono stati confiscati per essere messi all’asta e coprire così le somme guadagnate illegalmente. Ma, al momento della procedura, il prezzo era salito così tanto che la vendita di soli 3 bitcoin copriva la cifra raccolta a suo tempo.
In questo caso i restanti 33, per un valore di 1,1 milioni di euro, dovevano quindi essere restituiti al condannato, spiega Decrypt. Il procuratore Tove Kullberg ha giudicato la situazione “per molti versi sfortunata e non prevista” e spera che per il futuro le cose possano evolversi in modo che il profitto del crimine possa essere crittografato in bitcoin e non in valuta normale, al fine di evitare che una situazione del genere si ripeta. La banca centrale svedese aveva già emesso un parere a giugno sulla necessità di regolamentare ulteriormente le criptovalute.