Il pontefice non esclude una visita a Kiev e critica Putin: "potente che fomenta conflitti"
Un viaggio del Papa a Kiev è sempre più probabile. E’ stato lo stesso Francesco a rivelarlo ai giornalisti sul volo verso Malta. “Sì, è sul tavolo“, ha risposto il pontefice a chi gli chiedeva se avesse preso in considerazione l’invito di Zelensky a recarsi in Ucraina, formulato durante il colloquio telefonico di 10 giorni fa.
Una trasferta che avrebbe un significato enorme. Quasi una pressione diplomatica della Santa Sede nei confronti di Mosca. E che l’atteggiamento di Bergoglio davanti alla guerra e al suo principale responsabile, la Russia di Putin, sia cambiato, è dimostrato dalle parole pronunciate oggi, durante la visita pastorale a Malta, nelle quali è difficile non identificare il presidente russo. “Mentre ancora una volta qualche potente provoca e fomenta conflitti, la gente comune avverte il bisogno di costruire un futuro che, o sarà insieme, o non sarà. Ora, nella notte della guerra, non facciamo svanire il sogno della pace“. E Francesco ne ha approfittato per criticare ancora una volta il riarmo verso cui si stanno muovendo i paesi europei, compresa l’Italia: “Ascoltiamo la sete di pace della gente, ritorniamo a riunirci in conferenze internazionali per la pace, dove sia centrale il tema del disarmo! E i fondi destinati agli armamenti siano convertiti allo sviluppo, alla salute e alla nutrizione“.
Una manifestazione pacifica contro l’occupazione russa è stata dispersa a colpi di fucile e di esplosioni di ordigni. Lo documenta un video che sta facendo il giro dei social, diffuso dalla società statale dell’energia atomica ucraina Energoatom. Enerhodar si trova infatti nel sud dell’Ucraina, vicino a Zaporizhzhia, dove si trova la centrale nucleare più grande d’Europa.
Un’altra svolta, dopo quella del possibile viaggio di Papa Francesco a Kiev, potrebbe arrivare dagli Stati Uniti. Secondo il New York Times, l’amministrazione Biden starebbe studiando di fornire, per via indiretta, armamento pesante all’Ucraina. Si parla anche di carri armati, che permetterebbero all’esercito ucraino di resistere di più, e magari portare qualche contrattacco. Con l’obiettivo di costringere Putin a trattare. Non si tratterebbe di una fornitura di materiale americano, ma di un “trasferimento” di unità di fabbricazione sovietica. Che avrebbero anche il vantaggio di essere conosciute ai militari ucraini, che quindi non avrebbero bisogno di addestramento per utilizzarle.