Gli Stati Generali sulla Natalità, che si stanno svolgendo all’Auditorium della Conciliazione di Roma, vivono oggi la loro giornata conclusiva e più significativa con la partecipazione di Papa Francesco. E’ una importante iniziativa che punta i riflettori sulla natalità e quindi guarda al futuro del Paese in termini concreti. Dagli Stati Generali risuona l’allarme delle “Culle vuote”, che fotografa bene l’? Inverno Demografico che l’Italia sta vivendo.
Infatti uno dei drammi del Paese è il suo declino demografico avviatosi dal 2015 che si è accentuato con gli effetti dell’epidemia Covid-19.
L’anno passato ha segnato il nuovo triste record della scarsità delle nascite: solo 392.598 al quale si contrappone l’elevato numero di decessi, che ha superato soglia 700 mila. Un dato terribile, che mai era stato rilevato in Italia nel dopoguerra.
Questo è il tema centrale su cui quest’anno sono incentrti gli Stati Generali sulla Natalità, organizzati per riflettere su un tema capace di unire tutto il Sistema Paese; fare proposte concrete per invertire il trend demografico; immaginare una nuova narrazione della natalità.
Un mondo con meno bambini significa, ha dei riflessi catastrofici, che investono tutta l’organizzazione della nostra società: dalle industrie che producono prodotti per l’infanzia, alle strutture con asili, scuole, insegnanti, centri di calcio e di danza, e poi di forza lavoro per contribuire alla spesa pubblica e al pagamento delle pensioni.
Per questo il tema della natalità è centrale per la ripartenza del nostro Paese, ed ecco perché tutti – politica, istituzioni, aziende, banche, media, mondo della cultura e dello spettacolo, società civile -, hanno voce in capitolo: un figlio non è solo un “affare di famiglia”, un fatto privato, ma un investimento per il Bene Comune. Un figlio è di tutti e per tutti.
Intanto, il sistema di welfare italiano è detto “a ripartizione”, ovvero fondato su un forte patto intergenerazionale: la sua sostenibilità è garantita dal fatto che gli attuali contribuenti, con la corresponsione dei loro tributi, sostengono le prestazioni pensionistiche di coloro i quali sono già in pensione; a loro volta, questi cittadini che oggi sostengono tale impianto vedranno pagate le proprie pensioni grazie ai giovani lavoratori del futuro, e così via.
Con meno nati e quindi con meno contribuenti risulta facile prevedere il collasso di quei pilastri fondamentali su cui regge il nostro Paese, come il sistema scolastico, la sanità pubblica, le pensioni.
ORE 8.15 – SALUTI:
LA NATALITÀ PRODUCE RICCHEZZA
SENZA SPERANZA NON C’È FUTURO
ORE 20.45
SANTO PIACERE