Da oggi, 25 ottobre, parte in Francia la sperimentazione, con il via libera dell’Assemblea Nazionale, della cannabis per uso medico nel quadro dell’esame del progetto di bilancio della Securité Sociale 2020. Voto di maggioranza è stato dato dai deputati a un emendamento del relatore Olivier Veran (La Republique en Marche), che autorizza la sperimentazione per due anni, a seguito l’ok dell’Agenzia del farmaco, mentre soddisfazione è stata espressa dalla sottosegretaria alla Salute, Christelle Dubos: «La sperimentazione riguarderà tremila pazienti in Francia, e dovrà valutare l’impatto positivo dei derivati di cannabis su certe patologie».
Risale solo a due giorni fa l’appello disperato alle istituzioni di Walter De Benedetto, un malato di artrite reumautoide, causa di costanti e forti dolori, indagato per possesso di piante di cannabis, utili a fini terapeutici, dal momento che l’Asl di Arezzo non riusciva a garantirgli la quantità necessaria prescritta per la terapia.
In Italia Altroconsumo riferiva già nel 2017 della cannabis terapeutica, disponibile nelle farmacie da gennaio di quell’anno, e che la Circolare del 22 febbraio 2017 del ministero della Salute trasmetteva ad assessorati, ordini professionali, e società scientifiche, con informazioni ai medici e ai farmacisti sul prodotto Cannabis FM-2, per la prescrizione magistrale e per la preparazione del decotto.
L’impiego della cannabis a uso medico riguardava: l’analgesia in patologie che implicano spasticità associata a dolore (sclerosi multipla, lesioni del midollo spinale) resistente alle terapie convenzionali; l’analgesia nel dolore cronico (con particolare riferimento al dolore neurogeno) in cui il trattamento con antinfiammatori non steroidei o con farmaci cortisonici o oppioidi si sia rivelato inefficace; l’effetto anticinetosico ed antiemetico nella nausea e vomito, causati da chemioterapia, radioterapia, terapie per HIV, che non può essere ottenuto con trattamenti tradizionali; l’effetto stimolante dell’appetito nella cachessia, anoressia, perdita dell’appetito in pazienti oncologici o affetti da Aids e nell’anoressia nervosa, che non può essere ottenuto con trattamenti standard; l’effetto ipotensivo nel glaucoma resistente alle terapie convenzionali; la riduzione dei movimenti involontari del corpo e facciali nella sindrome di Gilles de la Tourette che non può essere ottenuta con trattamenti standard.
Simona Cocola