ROMA. Sotto i ghiacci antartici si è aperto un cratere profondo 300 metri. Si tratta di una importante scoperta alla quale hanno contribuito anche gli scienziati italiani, grazie ai dati forniti dai satelliti della costellazione Cosmo-SkyMed, della nostra Agenzia Spaziale (Asi). Pubblicato sulla rivista Science, il risultato è frutto della ricerca coordinata degli italiani Pietro Milillo, Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa e Paola Rizzoli della Dlr.
Sotto il ghiacciaio Thwaites, il più importante dell’Antartide occidentale, è stata scoperta una cavità, grazie al programma di ricognizioni aeree IceBridge, gestito dalla Nasa, sia sulla base dei dati ricevuti dai satelliti radar ad apertura sintetica in orbita, come quelli del programma gestito dall’Agenzia Spaziale Italiana, utilizzati – rende noto l’Asi – nell’ambito di un accordo con il Jpl.
A provocare il cratere è stato il progressivo scioglimento del ghiacciaio Thwaites, che si ritiene finora abbia perso 14 miliardi di tonnellate di ghiaccio. I ricercatori si aspettavano di trovare alcune cavità tra il ghiaccio e il substrato roccioso sul fondo di Thwaites, dove l’acqua dell’oceano entrando dal basso stava sciogliendo il ghiacciaio. Nessuno si aspettava, però, di trovare un’unica cavità e dalle dimensioni enormi. Anche il ritmo dello scioglimento dei ghiacci è risultato essere il più alto finora registrato nella storia dei rilievi fatti in Antartide.
“La dimensione di una cavità sotto un ghiacciaio svolge un ruolo importante nei processi di assottigliamento – osserva Milillo -: più calore e acqua si infiltrano sotto il ghiacciaio, più questo si scioglie velocemente”. Proprio le immagini radar indicano che, come rileva sempre Milillo, “sul lato orientale del ghiacciaio, la ritirata della massa a terra procede attraverso piccoli canali, con larghezze dell’ordine di un chilometro, come delle dita che arrivano sotto il ghiacciaio per fonderlo dal basso”. I satelliti italiani hanno permesso di misurare il tasso di arretramento della linea di confine tra il ghiaccio ancorato e quello galleggiante.