È la prima volta che un ministro vuole oltrepassare i test di sperimentazione sugli animali. Questa conferma arriva dalla Lav, la Lega antivivisezione, che spiega cosa succederà ai macachi se non saranno fermate l’Università di Torino, che, pare, ne opererà e renderà ciechi sei per studi su deficit visivi dell’uomo, e di Parma. E non è tutto. Secondo quanto sostenuto dall’associazione, la sperimentazione ha una durata di cinque anni, cominciando dall’autunno prossimo, e comporta anche un iter di immobilizzazione dei macachi su sedie per ore tutti i giorni guardando immagini da riconoscere. Lo studio in contemporanea sarà fatto su persone consenzienti. Sembra che il 95% dei test su animali di solito falliscono.
La Lav ha richiesto il Protocollo di questo esperimento, ma l’accesso agli atti è stato negato. Si è rivolta quindi al Tar, facendo ricorso due volte, e poi ha, ha contatto il ministro della Salute Giulia Grillo: “Chiediamo alla Ministra della Salute Giulia Grillo di interrompere immediatamente la sperimentazione (LIGHTUP – Turning the cortically blind brain to see) e di liberare subito i macachi affidandoli a Centri di recupero e/o ad associazioni animaliste. E il ministro ha risposto, istituendo il Gruppo di Lavoro del Ministero per la promozione dei metodi alternativi di ricerca, che in un anno dovrà relazionare almeno due volte sui suoi lavori, che dovranno includere la destinazione di fondi alle sperimentazioni sostitutive. Portato il caso alla luce anche tra i cittadini, in pochi giorni oltre 133mila persone hanno già firmato un appello a lei rivolto.
Oltre a una petizione promossa da Lav – #CIVEDIAMOLIBERI -, attiva su Change.org, la richiesta a Grillo continua, richiedendo d’impegnare da subito il Gruppo di Lavoro sulla scadenza, prevista per dicembre, relativa allo stop ai test su animali di alcol, droghe, e tabacco, che il ministro predecessore Beatrice Lorenzin aveva prorogato di tre anni. «L’esempio dei test dei cosmetici, per i quali a livello europeo da alcuni anni è vietato il ricorso agli animali è il più concreto esempio che una strada diversa, scientificamente attendibile ed eticamente valida, è possibile, basta volerlo veramente, anzi, le aziende lungimiranti che hanno investito in questo settore hanno venduto brevetti milionari e fatto fare passi avanti nella ricerca, soprattutto tossicologica», riporta un comunicato di Michela Kuan, responsabile Lav Area ricerca senza animali.
La risposta del ministro è arrivata: «Nel caso della sperimentazione sui macachi all’Università di Torino, l’autorizzazione è stata rilasciata per via amministrativa. Il mio desiderio è quello di vederci chiaro e, per questo, ho chiesto agli uffici del ministero di verificare che siano stati compiuti tutti gli approfondimenti previsti dalla normativa. La tutela degli animali è una delle missioni che mi sono posta fin dall’inizio del mio incarico, e per questo sto lavorando per cercare di migliorare il quadro normativo attuale anche insieme alle associazioni e ai parlamentari, impegnandomi a far rispettare le leggi che ne tutelano il benessere, valorizzando i controlli da parte dei Carabinieri dei Nas. Con questo proposito ho provveduto a ridare operatività e un ruolo più incisivo al Tavolo per i metodi alternativi alla sperimentazione animale, valorizzando il ruolo delle associazioni, e a promuovere altre iniziative di dettaglio, come per esempio, il progressivo abbandono delle gabbie negli allevamenti».
Come ha risposto l’Ateneo torinese?
In una nota stampa del 5 giugno dell’Università di Torino sulla petizione “Salviamo i macachi di Torino!” si legge quanto di seguito riportato.
Legalità e rispetto reciproco sono la base per un confronto sereno, anche se acceso, su questioni tecnicamente complesse e con delicati risvolti etici, come quelli della ricerca scientifica, per questa ragione opportunamente valutati da istituzioni a ciò deputate. L’Università di Torino esprime la sua solidarietà al collega prof. Marco Tamietto per gli attacchi subiti, che vanno oltre una legittima manifestazione di dissenso e sono in parte basati su informazioni errate, già precisate dall’Ateneo nella nota qui di seguito riprodotta.
Il progetto LIGHTUP – cui si riferisce la petizione pubblicata sul sito change.org – è stato approvato e finanziato dallo European Research Council, l’Ente di ricerca più prestigioso e rigoroso a livello europeo. Tutte le procedure e gli aspetti etici sono stati vagliati e autorizzati prima dal Comitato Etico dell’Unione Europea, poi dai comitati etici e dagli organismi per la tutela del benessere animale delle Università di Torino e Parma, e infine dal Ministero della Salute. Al progetto è stato riconosciuto un valore “traslazionale”, ovvero ha una ricaduta clinica diretta per la salute umana. Il suo obiettivo ultimo è infatti di validare procedure riabilitative che permettano il recupero della vista a pazienti ciechi in seguito a una lesione al cervello. L’Università di Torino precisa che prima di proporre la riabilitazione ai pazienti e in accordo alle normative internazionali sulla sperimentazione clinica, è però necessario che i meccanismi neurali alla base del recupero della vista siano studiati sull’animale, e le procedure riabilitative valutate rispetto alla loro efficacia e sicurezza.
Non corrisponde al vero l’affermazione riportata dalla petizione pubblicata sul sito change.org per cui “lo studio verrà condotto contemporaneamente, e non dopo, anche su volontari umani”. In questa fase, lo studio su pazienti volontari si limita a caratterizzare gli effetti della lesione senza operare alcun intervento attivo. Tutti gli organismi di valutazione etica e scientifica che hanno esaminato il progetto hanno infatti confermato che per raggiungerne gli obiettivi clinici per la cura sull’Uomo, la sperimentazione animale è indispensabile. Gli stessi organismi indipendenti hanno anche convenuto che i macachi sono l’unica specie utilizzabile. A differenza di altre scimmie meno evolute, l’organizzazione cerebrale del loro sistema visivo è la più comparabile a quello umano, consentendo così di estendere i risultati e le applicazioni cliniche direttamente all’Uomo. Contrariamente a quanto riportato nel testo della petizione e ripreso da alcune testate giornalistiche, gli animali non verranno resi ciechi. Sarà invece prodotta una macchia cieca, circoscritta ad una zona di pochi gradi del loro campo visivo e limitata ad un solo lato (destro o sinistro). Come hanno dimostrato numerosi studi precedenti, questa operazione ha un impatto minimo e l’animale resterà in grado di vedere e spostarsi normalmente nell’ambiente, alimentarsi ed interagire con i propri simili.
Inoltre, il cervello non è un organo sensibile e non ha recettori per il dolore.Quanto alla trasparenza, la normativa prevede che il Ministero renda pubblica la “sintesi non tecnica” dei progetti autorizzati. Già il Prof. Marco Tamietto ha reso pubblico il documento. Le norme prevedono un equilibrio tra il principio di trasparenza e la riservatezza necessaria per tutelare i profili di proprietà intellettuale riferiti agli studi in corso. Quanto alla trasparenza, la normativa prevede che il Ministero renda pubblica la “sintesi non tecnica” dei progetti autorizzati. Già il Prof. Marco Tamietto ha reso pubblico il documento. Le norme prevedono un equilibrio tra il principio di trasparenza e la riservatezza necessaria per tutelare i profili di proprietà intellettuale riferiti agli studi in corso. Infine, si tiene a precisare che nessuno dei filmati e delle immagini presentati negli articoli si riferiscono a sperimentazioni relative al progetto cui fa riferimento la petizione.
Simona Cocola