Erano partite il 27 dicembre scorso per studiare i cambiamenti climatici e le microplastiche Cecilia Silvestri e Flavia Saccomandi, le due ricercatrici dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), tornate da poco dall’Antartide, dove hanno vissuto 40 giorni a bordo della nave “Discovery” per la spedizione DY098.
L’invito era giunto dai partner inglesi del British Antartic Survey, a seguito dell’esperienza delle ricercatrici maturata su specifiche tematiche del mare, e grazie alle relazioni internazionali consolidate negli anni attraverso diversi progetti. La scelta dell’Oceano meridionale è stata fatta perché si tratta di una regione ecologicamente importante per il basso livello di pressione delle attività antropiche, che determina quindi un basso impatto, una regione di riferimento per tutti quei processi che coinvolgono lo scambio naturale di anidride carbonica tra l’atmosfera e l’acqua, al fine di valutare gli incrementi dell’attività umana. Gli studi, pertanto, hanno come finalità un approfondimento sul carbonio sia legato al suo ciclo naturale nell’ambiente, sia come trasportatore a lunga distanza di sostanze pericolose.
Sul blog “Polar adventures”, aggiornato quotidianamente, si legge da parte di Cecilia Silvestri: «Che dire io paragonerei questa esperienza a quella della maratona, preparazione all’evento, emozione perché comunque è una sfida con se stessi, energia e grinta nella prima parte del percorso, fatica, tanto lavoro mentale per superare la fatica, ripresa perché il traguardo si avvicina e finalmente il traguardo! Così come dopo la mia prima maratona di New York, non dimenticherò mai la sensazione di gioia nel momento del traguardo e di aver pensato che la vita non è altro che la continua meraviglia di esistere».