L’arresto in Bolivia dell’esponente di punta dei Pac, Cesare Battisti, riaccende all’improvviso i riflettori sul lungo elenco dei terroristi, rossi e neri, ancora latitanti
Con l’arresto in Bolivia di Cesare Battisti torna alla ribalta la questione dei terroristi ancora ricercati e latitanti. E’ proprio di queste ore la notizia che il capogruppo alla Camera del Carroccio Riccardo Molinari e il deputato Daniele Belotti che la Lega presenterà una mozione alla Camera “per sollecitare con determinazione l’estradizione degli oltre 50 terroristi condannati in via definitiva e latitanti in Francia, Nicaragua, Argentina, Cuba, Algeria, Libia, Angola”.
C’è da tenere presente che con il trascorrere degli anni per alcuni latitanti è scattata la prescrizione. E’ il caso, ad esempio dell’ex leader di Potere Operaio Oreste Scalzone, condannato a 16 anni, rifugiato in Francia e tornato in libertà nel 2007. Proprio la Francia, tra il 1978 e il 1982, era diventata la meta di una vera e propria migrazione, con 400-500 esponenti della galassia eversiva italiana riversatisi Oltralpe. Tra i rifugiati a Parigi fino al 2004 figurava anche anche Cesare Battisti: dopo quella data, quando si stava avvicinando la sua estradizione per una condanna all’ergastolo, aveva però fatto perdere le sue tracce, per poi riapparire a Rio de Janeiro, in Brasile, dove nel 2007 è stato arrestato una prima volta e detenuto in carcere a Brasilia fino al giugno 2011.
Tra gli ex brigatisti rossi spiccano per importanza Alessio Casimirri, condannato con sentenza definitiva per il sequestro Moro, latitante secondo le ultime notizie in Nicaragua. Casimirri, indicato come componente del commando che sequestrò Aldo Moro e uccise i cinque uomini di scorta, è stato condannato all’ergastolo. Nella sua latitanza è diventato cittadino nicaraguense e gestisce un ristorante sulla costa.
E in Nicaragua ha trovato rifugio anche Manlio Grillo, ricercato per il rogo di Primavalle, nel quale morirono i fratelli Mattei. E’ stato latitante anche il suo ex compagno di Potere Operaio Achille Lollo, per la precisione in Brasile, in cui nel 1993 il Tribunale supremo federale ha rigettato la richiesta di estradizione presentata dall’Italia. Per entrambi le condanne a 18 anni di reclusione per i fatti di Primavalle sono cadute in prescrizione.
Sarebbe in Svizzera invece un altro protagonista della stella a cinque punte sfuggito alla giustizia: Alvaro Lojacono, coinvolto nei fatti di Via Fani, dopo esser passato per vari Paesi (nord-Africa e sud America) ne avrebbe anche acquisito la cittadinanza (con il nome di Alvaro Baragiola).
La Francia è diventata il Paese simbolo per i latitanti legati al terrorismo rosso, anche in virtù della protezione giuridica dovuta alla cosiddetta dottrina Mitterrand del 1982. Il presidente francese si opponeva a certi aspetti della legislazione anti-terrorismo approvata in Italia negli anni 1970 e 1980. La «dottrina Mitterrand», secondo il principio iniziale, non si sarebbe dovuta applicare in caso di gravi fatti di sangue, ma molti condannati per omicidio sono stati comunque protetti. Nel corso degli anni il paese transalpino ha ospitato vari personaggi, a partire da Giorgio Pietrostefani, condannato a 22 anni per l’omicidio del commissario Luigi Calabresi e Enrico Villimburgo, altro brigatista condannato all’ergastolo nel processo Moro-ter. Narciso Manenti, capo di un commando di guerriglia proletaria, uccise il carabinieri Giuseppe Gurrieri nel 1979 a Bergamo. Fuggi oltralpe e non è più tornato. Eppoi, ci sono la primula rossa Simonetta Giorgieri e Carla Vendetti, sospettate di contatti con le nuove Brigate Rosse; Sergio Tornaghi, legato alla colonna milanese delle Br “Walter Alasia” e condannato all’ergastolo pe rl’omicidio del maresciallo Francesco di Cataldo. E, ancora, Roberta Cappelli, oggi architetto, che ha fatto parte della colonna romana e Marina Petrella, brigatista di primo livello coinvolta nel caso Moro. Fuggita in Francia fu salvata Da Sarkozy che per motivi umanitari ne bloccò l’estradizione.
Tra i pochi ad essere stato estradato dalla Francia è Paolo Persichetti, che ha militato nelle Br-Unione dei Comunisti Combattenti: consegnato il 25 agosto del 2002 alle autorità giudiziarie italiane è stato condannato a 22 di carcere per concorso morale nell’omicidio del generale Licio Giorgieri e scarcerato definitivamente nel 2014.
Nell’ambito del terrorismo nero uno dei latitanti di punta è stato, fino al novembre 2010, Delfo Zorzi, militante di Ordine Nuovo, condannato in primo grado all’ ergastolo per la strage di Piazza Fontana e poi assolto in appello. Nel 1989 Zorzi è diventato cittadino giapponese con il nome di Roi Hagen bloccando così i tentativi di estradizione.