Nella riunione lampo il presidente del Consiglio chiede la fiducia sul decreto Concorrenza
La maggioranza appare sempre più litigiosa e divisa. Provvedimenti fondamentali su cui il governo è costretto a defatiganti trattative. Ritardi continui. Distinguo su linee di politica internazionali, smarcamenti, fughe in avanti. La pazienza di Draghi potrebbe finire presto, dicono gli esperti di palazzo Chigi. E così oggi il presidente del Consiglio ha convocato a sorpresa un consiglio dei ministri del tutto inatteso. L’ordine del giorno è di tre parole: “comunicazioni del presidente“. E la riunione è altrettanto breve: 10 minuti, per chiedere e ottenere l’autorizzazione a mettere la fiducia sul decreto concorrenza.
Nell’immediato infatti lo scontro è, appunto, sul decreto Concorrenza. Un provvedimento importante soprattutto per i fondi del Pnrr. Il via libera sarebbe dovuto arrivare già prima di Pasqua, e invece il pacchetto è ancora impantanato in commissione al Senato. Pesa il mancato accordo sulla questione dei balneari e le spiagge in concessione. Un po’ come accaduto con la riforma fiscale, frenata dallo scontro sul catasto. Anche in questo caso a mettersi di traverso è il Centrodestra di governo. Forza Italia e Lega hanno chiesto, attraverso i rispettivi capigruppo a palazzo Madama, ulteriori approfondimenti per arrivare a un testo condiviso da tutta la maggioranza, facendo infuriare il capo del governo. Lo scontro riguarda le nuove gare che, a detta dei partiti di centrodestra, non tutelerebbero adeguatamente le imprese già titolari di concessioni.
Ma a preoccupare il governo c’è anche la posizione sulla guerra in Ucraina. Oggi c’è stata l’informativa di Draghi, che ha raccolto sostanziale consenso, ma non sono mancati i “distinguo“. In particolare di Movimento 5 stelle e Lega, contrari all’invio di nuove armi a Kiev. Il segretario del Carroccio Matteo Salvini, intervenendo in aula al Senato, ha ringraziato Draghi per “le sue parole di pace“, poi ha aggiunto: “A quasi tre mesi dall’inizio del conflitto, chi continua a parlare di armi e distruzione non fa il bene dell’Ucraina. E nemmeno dell’Italia“. Poi l’affondo: “Qualcuno in quest’aula parla di inviare altre armi. Io non ci sto“.
Anche l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è espresso contro l’invio di nuove armi a Kiev. “Abbiamo già dato“, ha tagliato corto, sottolineando come, ora, l’Ucraina sia uno dei paesi più armati. “Lo strumento dell’invio delle armi, stando ai risultati ottenuti dopo 85 giorni, non è efficace per costruire la pace. Questo è il motivo per cui chiediamo che presto l’Aula possa esprimersi nuovamente con un voto“, ha spiegato il capogruppo alla Camera del Movimento 5 stelle Davide Crippa. Ieri l’ira del Movimento per l’elezione di Stefania Craxi a presidente della Commissione Esteri del Senato, dove Italia viva ha votato con il Centrodestra. Una vicenda che ha portato il leader grillino Conte a parlare di “Maggioranza che esiste solo sulla carta“.