• 17 Novembre 2024
  • CRONACHE

Sei ragazzi su cento sono vittime del cyberbullismo

ROMA. Da una recente indagine su bullismo e cyberbullismo, commissionata dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, sono circa il 6% i ragazzi under 17 anni che sono stati vittime di cyberbullismo nell’ultimo anno, il 19% quelli che vi hanno assistito. Lo ha riferito lo stesso ministro Marco Bussetti, durante la sua audizione in Commissione parlamentare: i dati si riferiscono alla ricerca EU Kids Online 2019, realizzata dal Centro di ricerca sui media e la comunicazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in collaborazione con il Ministero.

Da quanto si evince, l’indagine è aumentata la percentuale di giovani che vivono esperienze negative navigando sulla rete internet: sono passati dal 6% del 2010 al 13% nel 2017. L’indagine è stata realizzata su un campione rappresentativo di circa un migliaio di ragazze e ragazzi dai 9 ai 17 anni. Il 31% degli intervistati tra gli 11 e i 17 anni ha dichiarato di aver visto online messaggi d’odio o commenti offensivi contro un individuo o un gruppo.

Il sentimento più diffuso di fronte a tali messaggi è la tristezza seguita da rabbia, disprezzo, vergogna. “Nonostante questo, tuttavia – ha fatto notare il ministro -, il 58% del campione afferma di non aver fatto nulla per difendere la vittima. Dall’indagine emerge, inoltre, che è ancora alto il numero di ragazzi che sono indifferenti ai rischi della rete internet; sono, infatti, circa il 35% coloro che ignorano il problema sperando si risolva da solo”.

Soltanto il 10% modifica le proprie impostazioni di privacy in seguito a un’esperienza negativa. Più bassa ancora, solo il 2%, la percentuale di coloro che segnalano contenuti o contatti inappropriati ai gestori delle piattaforme. Ma se si decide di rivolgersi a qualcuno, ci si indirizza ai genitori (38%) o ancor più agli amici (47%).

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Piero Abrate

Giornalista professionista dal 1990, in passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. È stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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