Nel 2010 la scuola secondaria di secondo grado è stata, con diversi provvedimenti, rivisitata per un sostanziale riordino. Sono stati coinvolti in questo riordino i licei, gli istituti tecnici e gli istituti professionali.
Per concludere una riflessione, iniziata da alcune settimane, sulla centralità dell’allievo nel sistema scolastico è opportuna qualche considerazione sulla scuola superiore di secondo grado che, senza dubbio, presenta luci ed ombre nonostante il massiccio intervento legislativo in questi ultimi quindici anni. Tra l’altro, a questo proposito, si deve rilevare che il Parlamento ha provveduto a legiferare, non curandosi poi della dovuta attività di monitoraggio, che nel porre le leggi si era però riservato di realizzare.
Nel 2010 la scuola secondaria di secondo grado è stata, con diversi provvedimenti, rivisitata per un sostanziale riordino. Sono stati coinvolti in questo riordino i licei, gli istituti tecnici e gli istituti professionali. Negli anni successivi al 2010 il MIUR poi ha emanato ulteriori documenti attuativi, quali le indicazioni nazionali per i licei e le “linee guida” per gli istituti tecnici e professionali. L’obiettivo del lavoro ministeriale è stato quello, anche se non sempre raggiunto, di sostituire ai programmi obsoleti nuove attività.
A completare il quadro si deve aggiungere che nel 2017 un nuovo decreto legislativo è intervenuto per ridefinire alcune impostazioni legate agli istituti professionali. A fini della conoscenza statistica è interessante rilevare che sono 2684 gli istituti scolastici del secondo ciclo statali e 600 le scuole di questo tipo paritarie. La popolazione scolastica delle strutture statali è di 2.626.226, così suddivisa da un punto di vista percentuale: il 49,8% di alunni frequenta un percorso liceale, mentre il 31,5% è iscritta a corsi tecnici e il 18,7% a corsi professionali.
Cito queste cifre per evidenziare la consistenza dei soggetti coinvolti, perché si tratta di numeri significativi.
Per quanto riguarda le criticità va fatta una precisazione ed una sottolineatura: non solo nel 2020 con la commissione Bianchi si affrontano le problematiche che possono generare delle criticità. Già nel 2018 il MIUR istituisce un comitato tecnico scientifico con un preciso obiettivo, quello di fare anche un bilancio sulla situazione delle scuole secondarie superiori ad otto anni dall’entrata in vigore, su tre precisi canali – licei, istituti tecnici, istituti professionali – verificando anche la coerenza del sistema con le finalità dell’Agenda 2020 dell’ONU.
Questo documento – ed è questa la sottolineatura – non è mai stato pubblicato. Oggi però si sa che il testo conteneva diverse osservazioni, eccone tre:
Seguendo la linea del documento Bianchi è possibile tentare qualche proposta che può servire anche a superare la resistenza che la riforma delle superiori ha incontrato non solo a livello centrale, ma anche a livello dei dirigenti scolastici, quindi delle sedi territoriali, quelle più vicine cioè agli studenti.
Una prima proposta può essere quella che prevede la costruzione nella scuola di un “curricolo per la vita”, creando un organico collegamento da un lato con la scuola del primo ciclo, perché non deve essere sottovalutato il fatto che la dispersione scolastica è molto alta nei primi due anni della scuola superiore e mettendo, dall’altro, in evidenza gli elementi, che servono per il futuro inserimento nel mondo del lavoro.
In secondo luogo, partendo dal concetto di diritto all’apprendimento, è necessario garantire allo studente una preparazione che sostanzialmente risponda alle caratteristiche della sua personalità. In parole semplici è necessario offrire non solo una somministrazione di saperi, che possiamo chiamare di base, essenziali quindi, ma devono essere proposti servizi formativi rispondenti alla vocazione personale dell’allievo. Si pensi a questo proposito a laboratori mirati, costruiti in modo sotto l’aspetto didattico.
In terzo luogo diventa indispensabile la flessibilità organizzativa delle lezioni con classi aperte e gruppi di lavoro. Se la pandemia ha costretto a certi tipi di organizzazione, che sono stati definiti straordinari, ora grazie a questa esperienza è pensabile trasferire molti moduli sperimentati dalla fase straordinaria alla fase ordinaria e consolidata.
Prof. Franco Peretti
Esperto di metodologie formative