Ritengo opportuno riprendere alcune considerazioni sull’educazione alla cittadinanza, soprattutto in questi tempi, perché ho notato che si torna a parlare di educazione alla cittadinanza non sempre con la dovuta chiarezza anche da un punto di vista terminologico: spesso sia l’espressione “educazione alla cittadinanza” sia l’espressione “educazione civica” sono considerate equivalenti. Così non è né deve essere.
È opportuna allora qualche considerazione contenutistica ed è utile cercare di precisare il loro significato, anche alla luce dei pronunciamenti dell’Unione Europea su questo argomento.
L’educazione alla cittadinanza è un’attività scolastica che mira a promuovere la convivenza armoniosa tra le persone e punta a favorire un maturo rapporto tra le persone e tra le persone e la comunità nelle quali le persone stesse sono inserite. In altre parole questa educazione punta ad aiutare gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado a diventare cittadini attivi, informati, responsabili e capaci di assumersi responsabilità per loro stessi e per le loro comunità a tutti i livelli, locale nazionale europeo ed internazionale.
La definizione testé illustrata permette di evidenziare le caratteristiche dell’educazione alla cittadinanza e di individuare le quattro aree di competenza. Innanzi tutto la formazione deve operare nell’ambito dell’area dell’ “interazione efficace e costruttiva“ dei giovani, affinché questi sappiano legarsi in modo corretto agli altri, avendo come punto di partenza lo sviluppo personale, basato sulla fiducia in sé, sulla propria responsabilità ed empatia. Gli obiettivi da raggiungere in questa prima fase sono: comunicazione ascolto e cooperazione con il prossimo.
La seconda area di intervento è quella relativa al “pensiero critico”: in questa fase l’obiettivo è l’acquisizione della capacità di ragionamento e di analisi. È il momento anche di un’attività formativa molto importante: l’alfabetizzazione mediatica, che comprende la conoscenza, l’identificazione e l’utilizzo delle sue fonti.
La terza area è “l’azione in modo socialmente responsabile”. Grazie a quest’area può nascere e radicarsi il rispetto della giustizia e dei diritti umani, con la conseguente accettazione delle altre culture e delle altre religioni. Non solo, ma grazie ai contenuti di questa area si contribuisce a sviluppare la capacità di comprensione delle problematiche relative all’ambiente e alla sostenibilità.
La quarta ed ultima area dell’educazione alla cittadinanza è quella dell’“azione democratica”, che permette di garantire la conoscenza:
Tutte le considerazioni appena richiamate dimostrano in modo molto significativo la differenza tra educazione alla cittadinanza e l’educazione civica. Quest’ultima non è che una parte dell’educazione alla cittadinanza, perché ben può essere collocata l’educazione civica nell’ultima area dell’educazione alla cittadinanza, quella cioè relativa all’azione democratica, sicuramente sezione molto importante, ma pur sempre frazione di un argomento più ampio che ha come obiettivo la formazione del cittadino. Se la scuola si propone di formare il cittadino deve inserire nei suoi programmi l’educazione alla cittadinanza e non limitarsi alla pura e semplice educazione civica.
Questo tentativo di definizione completa dell’educazione alla cittadinanza mette in evidenza l’importanza dell’argomento. Non a caso la problematica è stata ed è all’attenzione dell’opinione pubblica. Ne sono infatti una riprova la raccolta di firme in Italia per una proposta di legge sulla materia e la conseguente attività legislativa del Parlamento sull’insegnamento dell’educazione civica, attività che prodotto una legge in materia. Non è neppure un caso che i ministri dell’istruzione, che si sono succeduti in questi ultimi anni, tutti,nhanno presentato progetti didattici sulla materia.
Del resto anche l’Unione Europea è intervenuta in modo costante e pesante. Ha infatti inviato raccomandazioni, direttive, documenti per migliorare nei singoli stati gli interventi, che hanno per oggetto l’educazione alla cittadinanza. Recenti studi, promossi dall’Unione Europea, mettono in evidenza comunque che molto ancora deve essere fatto a proposito di questa materia. Un dato è senza dubbio molto importante: tutte le istituzioni europee sono convinte dell’importanza di questa materia, perché sono consapevoli che educare alla cittadinanza significa investire per costruire una società più sicura in tutti i sensi.
Se vengono preparati cittadini attivi, informati e responsabili, la comunità acquisisce garanzie e certezze per quanto riguarda la vita sociale. Consapevoli di tutto questo i ministri dell’istruzione dell’Unione Europea e la Commissione hanno firmato nel 2015 la dichiarazione di Parigi, che invita ad agire a livello europeo, nazionale, regionale e locale per rafforzare il ruolo dell’istruzione nella promozione della cittadinanza e dei valori comuni di libertà, di tolleranza e di non discriminazione.
Probabilmente inoltre una precisa preparazione in materia di cittadinanza genera anche una più sicura e convinta consapevolezza dell’importanza del rispetto di norme e procedure da applicare in caso di urgenza grave. Quanto si è verificato e si sta verificando nei tempi del coronavirus dimostra che il cammino verso una completa educazione alla cittadinanza è ancora lungo e il traguardo ancora lontano.
Prof. Franco Peretti
Esperto di metodologie formative